Da un magnifico rettore uno stupendo paradosso: "Allora, signori, perché non chiudiamo le facoltà di Filosofia?". Luigi Frati, il rettore della Sapienza, sintetizza così uno dei punti critici della riforma universitaria di cui si parla da anni e che adesso, finalmente, aspetta solo il voto della Camera. Frati è una persona pratica, e papale papale dice: «Se la Gelmini non farà altro nella vita, sarà comunque ricordata fra cent'anni per quelle quattro parole dell'articolo 2 della sua riforma. Una vera rivoluzione: l'introduzione del principio della valutazione degli atenei ». Ben lungi dall'ironizzare, il principio della valutazione è accolto positivamente da tutti, ma i criteri di valutazione esistenti vanno bene soltanto per alcune università, come i Politecnici, con il rischio che tutte le facoltà umanistiche dovrebbero chiudere i battenti. «Aboliamo la filosofia! », ha un certo che di futurista: è provocatorio e fa riflettere come il voler abolire il chiar di luna.
Nova Spes, la meritevole fondazione che promuove approfondimenti di spessore anche con la rivista ParadoXa, e la Lumsa hanno promosso ieri (13 maggio, ndr) a Roma una riflessione sulla riforma Gelmini con i rettori degli atenei romani. C'erano Massimo Egidi (Luiss), Guido Fabiani (Roma Tre), Vincenzo Lorenzelli (Campus Biomedico), Renato Lauro (Roma Torvergata), oltre a Frati e, naturalmente, il padrone di casa, Giuseppe Dalla Torre. I rettori promuovono all'ingrosso la riforma, ma chiedono importanti accorgimenti: quello della valutazione, sollevato da Frati, e una eguale dignità tra università pubblica e privata. «Ogni riforma - dice Dalla Torre - pecca di strabismo: è fatta pensando all'università statale, eppure il sistema universitario italiano, pur complesso, è unitario. Lo Stato però ha tagliato un terzo dei finanziamenti già esigui, dimenticando anche che la Costituzione non distingue tra università statale e università privata».
Il testo della riforma - altro paradosso - ha poi un grande assente: lo studente. Lo fa notare Vincenzo Lorenzelli del Campus Biomedico: «Lo studente - dice - fa capolino solo in un articolo dove si dice che esiste un suo diritto allo studio. Lo studente però s'aspetta non soltanto questo, che è perfino scontato, ma deve avere un diritto alla formazione per la quale l'università esiste».
L'incontro dei magnifici si è concluso con l'intervento di Valentina Aprea, presidente della commissione Cultura della Camera. Da lei l'auspicio che il progetto di riforma diventi legge prima del prossimo anno accademico, per questo si è augurata che il passaggio per l'approvazione alla Camera sia veloce. Esorta i rettori: «Pensiamo ad approvare la riforma senza vincolarla alla questione economica. I soldi possono essere chiesti anche dopo. Ma se leghiamo l'approvazione del testo ai finanziamenti, rischiamo di perdere tutto». Aprea, ad ogni modo, ha assicurato che il ministro Gelmini si è impegnato a trovare risorse nella prossima Finanziaria. Sarà sempre poco, secondo i rettori, rispetto ad altri Paesi europei che investono di più nell'un