Le università greche e lo staff accademico sono stati duramente colpiti dalle rigide misure di austerità adottate dal governo su richiesta del Fondo Monetario Internazionale, della Banca centrale europea e della Commissione europea, nell'ottica di una maggiore disciplina fiscale all'interno del paese. Il Ministro dell'istruzione ha imposto alle istituzioni un taglio del budget destinato ai programmi accademici e alle spese correnti di almeno il 30%, con le modalità che saranno le stesse istituzioni a decidere.
Con il solo 3% del PNL destinato all'istruzione, il tasso più basso dei 27 paesi dell'UE, le università greche già lamentavano una ristrettezza di finanziamenti che inevitabilmente ne ha arrestato la crescita. La riduzione di quest'anno e gli ulteriori tagli attesi per il prossimo rendono il futuro assai incerto.
Quando a gennaio sono state annunciate le intenzioni del governo di tagliare i salari e gli emolumenti accessori nel settore pubblico, la Posdep (Panhellenic Federation of University Teachers Associations) ha cercato di proteggere i docenti dalle conseguenze di tali misure. Il Ministro dell'istruzione ha promesso che a settembre verrà discussa in Parlamento una nuova struttura legale per l'istruzione superiore, misura che i docenti si augurano possa dare risoluzione ai problemi più rilevanti.
Una delle ragioni per le quali gli effetti della recessione non sono immediatamente visibili è che molti privati stanno utilizzando i propri risparmi o vendendo i propri beni per mantenere gli attuali standard di vita, mentre gli atenei stanno riconsiderando i portafogli d'investimento al fine di migliorare le entrate.
Una nota di ottimismo nel caos generale viene dalla ricerca. Pur essendo finanziata con il solo 0,6% del PNL, è però sostenuta da un ampio numero di programmi europei.
Elena Cersosimo