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Le nuove migrazioni scientifiche dei talenti italiani all’estero: la risposta delle istituzioni
 


L'esodo dei laureati e dei ricercatori che decidono di risolvere le proprie difficoltà occupazionali andando all'estero, ha effetti negativi nei confronti di chi ha investito nella loro formazione senza poter poi godere del loro contributo allo sviluppo. Il tema è stato attentamente analizzato dal "Forum internazionale sulla ricerca e la cura del dolore", organizzato dall'Osservatorio Nazionale Permanente sulla Sicurezza (ONPS) e ospitato lo scorso 28 settembre dalla Camera dei Deputati nell'ambito delle manifestazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Il Forum ha focalizzato gli aspetti e le cause dell'esodo nel convegno "Emigrazione: dalle braccia ai cervelli. Contributo del genio e del cuore italiano al progresso scientifico, economico e sociale della Comunità Internazionale".

Sulla necessità di trattenere e valorizzare i talenti si è soffermato anche il Ministro Maria Stella Gelmini che, per l'insediamento del nuovo CdA del CNR avvenuto lo scorso 22 settembre, ha sottolineato come la ricerca sia il motore per la crescita economica e come occorra operare sinergicamente per favorire l'internazionalizzazione ed evitare la fuga all'estero.

Per favorire il rientro dei ricercatori emigrati, considerati nell'ultimo Rapporto SVIMEZ un deprecabile spreco di risorse, si è finora fatto ricorso ad incentivi fiscali (L. 30/12/2010, n. 238 e successivi decreti attuativi pubblicati sulla G.U. 10/6/2011, n. 133), ma le misure finora adottate non sono state sufficienti a drenare l'emorragia "dei troppo bravi nostri laureati che per necessità - come ha ricordato il Capo dello Stato in occasione della Cerimonia di apertura dell'anno scolastico 2011/12 - lasciano il nostro Paese non trovando lavoro qui e che - nonostante recenti provvidenze di legge - difficilmente poi rientrano".

Un segnale incoraggiante per rispondere alla fuga verso l'estero può venire dal provvedimento del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), che lo scorso 30 settembre ha approvato un programma di investimenti nel sistema universitario delle Regioni meridionali per complessivi € 1.161 milioni nell'ambito del "Piano Nazionale per il Sud". Lo stanziamento comprende il finanziamento sia dei Poli di eccellenza di Calabria, Sicilia, Campania e Puglia, sia di infrastrutture universitarie strategiche regionali (laboratori didattici e di ricerca, biblioteche, attrezzature tecnologiche e informatiche, ristrutturazioni e nuove costruzioni di edifici universitari) in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia. 

Dal mese di settembre - nell'ambito del pacchetto di iniziative governative denominato Diritto al futuro -  è stato avviato, in collaborazione con l'ABI, un sistema agevolato di prestiti ad importo annuo tra i tremila e i cinquemila euro a favore degli studenti universitari in età tra i 18 e i 40 anni per finanziare i loro studi, per l'apprendimento di una lingua straniera o per la frequenza di corsi di specializzazione o di master.

Leggi l'interessante riflessione del think-tank Vision sul tema della fuga dei cervelli.

Maria Luisa Marino

 

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