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L'European Students' Union (ESU) sostiene fortemente la presidenza polacca dell'Unione europea nella richiesta di un ampliamento del progetto Erasmus ai paesi dell'est. Parlando all'incontro ministeriale "Go East, Erasmus!" svoltosi a Bialystok lo scorso 28 settembre, Allan Päll, presidente dell'ESU, ha dichiarato: "Dove sarebbe l'Europa senza Erasmus? Noi crediamo che l'attuale generazione creerà maggiore integrazione e comprensione in Europa dal momento che questo gruppo ha avuto, in una fase iniziale della propria vita, la possibilità di studiare, stringere amicizia con altri colleghi europei e sperimentare un'altra cultura".
Dai timidi inizi nel 1987 fino ad oggi quasi 2.2 milioni di studenti hanno usufruito del programma Erasmus, cui hanno preso parte più di 4.000 istituzioni dell'istruzione superiore da 31 paesi e la Commissione europea ritiene che tale numero salirà a 3 milioni entro il 2013. Fortemente sostenuta dall'ESU, la mobilità, consentendo di studiare in un altro paese, contribuisce allo sviluppo personale dei giovani. L'esperienza internazionale dà, poi, una serie di competenze necessarie alla società e al mercato del lavoro, come la consapevolezza culturale, le skill linguistiche ed altre competenze trasversali.
Secondo l'ESU, tuttavia, esistono ancora una serie di ostacoli di natura finanziaria e amministrativa che provocano disuguaglianze. Ci sono paesi che spingono ad andare all'estero un numero di studenti maggiore rispetto ad altri; a tutt'oggi non esiste una totale compatibilità dei programmi universitari, il che crea ritardi per il mancato riconoscimento e costi aggiuntivi a carico degli studenti.
Elena Cersosimo
(Fonte: ESU calls for Erasmus scheme to go East)
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