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Quest'anno le iscrizioni degli studenti britannici nelle università del loro Paese sono diminuite dell'8,7%, come riportano i dati dell'UCAS (University and Colleges Admissions Service). Il calo arriva al termine di un anno molto negativo per la politica dell'istruzione superiore, e si deve in gran parte al forte aumento delle rette universitarie.
Le perdite maggiori si sono registrate nei corsi di lingue non europee e in quelli tecnologici. Uniche eccezioni sono state le materie del settore sanitario, ovvero infermieristica, ostetricia e fisioterapia, in quanto finanziate dal governo e quindi esenti da tasse per gli studenti.
Il decremento maggiore (quasi l'11%) si è registrato tra gli studenti adulti (gli over 25, che rappresentano circa un terzo degli studenti del Regno Unito), la categoria maggiormente colpita dagli aumenti. Con la nuova legislazione, gli studenti adulti iscritti a un secondo corso di laurea non potranno più accedere al sistema dei prestiti a partire dall'autunno 2012; ma non è una politica miope mettere dei limiti a chi desidera ampliare il proprio bagaglio di conoscenze e alienarsi così un terzo della clientela?
Il Rapporto Brown del 2009 per primo prospettò l'abolizione del tetto massimo delle tasse e, dopo un cambio di governo, si proseguì su tale linea con il White Paper del luglio 2011, che propose di facilitare l'apertura degli atenei privati. Abolito il tetto, i ministri esortarono le università a non far pagare la somma più alta (9.000 sterline), promettendo agli studenti che ciò sarebbe avvenuto solo in "circostanze eccezionali". Sfortunatamente per il governo e soprattutto per gli studenti, più di metà delle istituzioni hanno deciso di far pagare l'intera somma nell'autunno 2012. Agli atenei che riducono la pressione fiscale il governo ha permesso di offrire 20.000 posti a tempo pieno; inoltre sono state introdotte le lauree no frills ("senza fronzoli"), che consentono agli studenti full time di pagare la metà delle tasse annuali rinunciando a una parte dei servizi.
Quello che è certo, è che i continui cambi di rotta dei governi negli ultimi dieci anni hanno prodotto risultati sconcertanti, e che difficilmente si raggiungerà l'obiettivo stabilito dal precedente governo di portare nelle università il 50% della popolazione in età 18-30 anni.
Elena Cersosimo (19 marzo 2012)
(Fonte: Hannah Blackstock, Student applications drop just the tip of the iceberg, in "University World News", 19 febbraio 2012)
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