Il Mulino, 2010, 226 pp., 22 €
È un approfondimento sulla valutazione della ricerca. L' intento è introdurre i non specialisti all'uso degli strumenti bibliometrici, cioè tecniche di calcolo che definiscono la qualità e l'impatto di una pubblicazione sulla comunità scientifica. Alberto Baccini, ordinario di economia politica all'Università di Siena ha lavorato in una commissione tecnica dedicata ai temi della valutazione della ricerca, e a un nucleo di valutazione dell'Università di Siena.
Definisce la scienza e la distingue dalla tecnologia. La scienza si identifica con la ricerca accademica. La tecnologia comprende il mondo della ricerca militare, industriale e dello sviluppo e i risultati sono coperti da segreto oppure da brevetti acquistabili (Coca Cola, Microsoft che non rende pubblici i codici sorgente Windows). Nella scienza invece l'obiettivo è la divulgazione all'interno della comunità: quindi il fine è accrescere la conoscenza e pubblicizzare la ricerca.
Se il mercato premia alcune scoperte o ricerche - come "google scholar", l'immissione di un nuovo farmaco – altre che sono fondamentali per la conoscenza, ma non hanno un impatto immediato con la società nè un riscontro economico, necessitano delle finanze pubbliche.
Infatti mentre insiste sulla separazione tra scienza ed etica, Baccini vede fondamentale il legame con la politica, proprio perché le nuove scoperte hanno bisogno delle risorse finanziarie pubbliche, arricchendo appunto la società.
Però come valutarle"? a chi offrire il sostegno economico? a quali ricerche? Il legislatore assegna - in forza di legge - le risorse a linee o a gruppi di ricerca, senza passare dalla revisione dei pari (gli scienziati).
In questo senso aiutano le operazioni di calcolo (indicatori bibliometrici), database citazionali e bibliografici: quanto una pubblicazione scientifica è citata, da chi, dove è pubblicata, quanto ha influito sulla ricerca successiva. E un intero capitolo è dedicato all'affidabilità dei database bibliografici e citazionali.
L'autore pone l'interrogativo se sia meglio - come nel passato - che la scienza si autoregolamenti, all'interno della comunità degli scienziati - o se sia meglio controllata dalla democrazia (i politici eletti dal popolo).
Descrive alcune situazioni negli Usa in cui la scienza è sotto il controllo pubblico: i finanziamenti finiscono alle Università che fanno lobbying e sostengono certi candidati del congresso, e non alle migliori università che producono nuova conoscenza. Ma non si sofferma sulle tensioni tra il desiderio di autonomia degli scienziati e la volontà di controllo dei governi. Invece approfondisce gli indicatori bibliometrici, i metodi di misurazione e valutazione della qualità, descrivendone potenzialità e limiti.
L'Isi, L'institute for scientific information, divisione della Thomson-Reuters Company che cura e disciplina i prodotti bilbiografici, fornisce strumenti bibliometrici tra cui il più importante è l'impact factor, l'impatto di una ricerca sul mondo accademico e sulla società.
Baccini utilizza la metafora newtoniana di giganti e nani (utilizzata come slogan anche da google scholar): i giganti aspirano all'eponimia (dare il proprio nome a una scoperta) e a un premio prestigioso come il Nobel, i nani a veder citato il proprio contributo all'avanzamento della scienza.
E la metafora scientifica è: non basta vedere che il mondo è popolato da nani che vedono lontano perché seduti sulle spalle dei giganti. È necessario misurare l'altezza dei nani e dei giganti.
Marialuisa Viglione