Cittadella editrice, pp. 152, € 13,50
L’Islam fa paura. Dopo un decennio dominato dagli interrogativi sulle derive violente del fondamentalismo islamico, sulla compatibilità fra Islam e democrazia e su come conciliare cultura, religione, giustizia e rispetto delle minoranze negli ordinamenti civili delle nostre società, ancora più forte si avverte l’esigenza di conoscere prima di giudicare, di discernere per analizzare e poter così evitare di cadere nelle trappole dei pregiudizi, delle generalizzazioni, della identificazione della religione islamica con la violenza. È questo uno degli assunti dai quali parte Roberto Rapaccini in questo volume.
Si tratta di un testo che va al cuore dei fondamenti storici, antropologici e religiosi della fede islamica. E getta luce con precisione e chiarezza divulgativa su diversi aspetti dell’Islam sui quali le opinioni pubbliche occidentali e arabe dibattono da diversi livelli da anni: dal primato della Umma (la comunità islamica) all’ancoraggio delle legislazioni di alcuni Paesi alla legge islamica della Shari’a; dal sistema della dhimmitudine riservato alle minoranze non musulmane sotto l’Impero Ottomano (i cui effetti si fanno sentire ancora oggi) alle origini dello scisma fra sunniti e sciiti nell’VIII secolo al centro – dopo 14 secoli – di una lotta fratricida, regionale e internazionale in Medio Oriente; dalla mancata separazione tra fede e politica alla saldatura fra fondamentalismo e terrorismo, fino alla nascita di organizzazioni criminali come Al Qaeda. Non c’è dubbio, osserva l’autore, che queste ultime siano state sconfitte dagli aneliti di democrazia, libertà, giustizia sociale che hanno portato in piazza milioni di giovani dopo il sacrificio del tunisino Mohammed Bouazizi. «La morte fisica di Osama Bin Laden – scrive Rapaccini – è stata preceduta dalla sua morte politica: i venti di rivolta della Primavera araba hanno evidenziato un’importanza marginale del fondamentalismo religioso e delle sue degenerazioni in forme eversive. La Primavera araba, infatti, è stata animata, almeno inizialmente, da movimenti laici e da giovani che non hanno inneggiato contro l’Occidente corrotto e corruttore invocando il ripristino di un califfato islamico».
Funzionario del Ministero dell’Interno esperto di problematiche comunitarie, impegnato nelle attività di intelligence inerenti alla lotta al terrorismo e al traffico illecito di armi nelle questioni di sicurezza e ordine pubblico, Rapaccini offre ai lettori uno strumento di grande utilità per chi, come lui, non era un esperto dell’Islam quando fu stato assegnato a un ufficio della Commissione Europea a Bruxelles all’indomani degli attentati dell’11 settembre. Ovvero, come lui stesso spiega, negli anni in cui l’Unione Europea era totalmente impreparata a occuparsi di terrorismo come «una questione di rilevanza comunitaria».
Così è nato un agile strumento di analisi, ricco di riflessioni e di distinguo sui diversi aspetti della fede, della cultura e dell’ideologia islamica. Che ha l’ambizione di voler dissipare le nubi dell’ignoranza che circondano il mondo islamico da questa parte del Mediterraneo: e poter così affrontare con cognizione di causa le sfide della sicurezza, dell’integrazione e della prevenzione del terrorismo di matrice islamica nei nostri Paesi, oltre ad accompagnare materialmente e idealmente i difficili processi di sviluppo e democratizzazione avviati nel Nord Africa.
Manuela Borraccino