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La democratizzazione dell'istruzione universitaria richiede l'ampliamento dell'accesso agli studi che portano a qualifiche utili, nonché deve fornire maggiori opportunità di scegliere da soli i programmi e costruire il proprio curriculum di studi dalla ricca gamma di materiale disponibile gratuitamente. Solo portando i Massive open online course (MOOCs) all'interno di percorsi istituzionali, l'istruzione a distanza potrà contribuire ad avvicinare più persone all'università. Questo è, in estrema sintesi, il pensiero di sir John Daniel, ex leader della Open University britannica ed alto dirigente per l'istruzione dell'Unesco, nel discorso di apertura della conferenza Worldviews 2013 che si è svolta nei giorni scorsi a Toronto sulle tendenze globali e l'internazionalizzazione dell'università.
La "democratizzazione dell'istruzione universitaria", ha inoltre argomentato, può essere intesa sia ampliando l'accesso che portando gli studenti a decidere essi stessi il proprio corso di studi. La prima modalità prevede, nelle stime dell'OCSE, l'iscrizione all'università - requisito fondamentale per lo sviluppo - nei prossimi anni di almeno il 35-40% dei giovani fra i 18 e i 24, sebbene i parametri dell'età abbiano perso significato, a causa di una economia della conoscenza basata sull'aggiornamento costante e permanente. L'altra modalità prevede che siano gli studenti stessi a decidere cosa, dove e quando studiare: sarebbe stato improbabile soltanto una generazione fa, ma i media e lo sviluppo tecnologico hanno cambiato tutto questo.
Una delle grandi lezioni della storia, ha osservato Daniel, è che non c'è un singolo mezzo tecnologico rivoluzionario mentre può esserlo in modo efficace una combinazione di mezzi. La Open University britannica, ad esempio, aperta all'inizio degli anni '70 per gli adulti e l'apprendimento a distanza, ha contribuito notevolmente a democratizzare l'accesso all'università e oggi ha 250.000 iscritti. Nonostante i grandi numeri, offre istruzione di alta qualità e nel 2012 ha ottenuto riconoscimenti nazionali per l'indice di gradimento da parte degli studenti.
"La prima lezione - ha rimarcato Daniel - è che si può fornire istruzione di alta qualità a molti studenti usando la tecnologia; la seconda è che usare i media nell'istruzione è un processo evolutivo: la Open University non ha, infatti, cambiato la sua missione di includere persone, luoghi, metodi e idee, ma dagli anni '70 ad oggi le modalità con cui esprime e applica questi valori sono cambiati: quaranta anni fa infatti l'istruzione a distanza prevedeva l'uso di radio e tv, oggi costituisce la maggiore presenza sull'app iTunes U (il più grande catalogo online di contenuti didattici gratuiti, ndr), con oltre 60 milioni di downloads dei suoi materiali negli ultimi cinque anni, un sesto dei quali in Cina".
Oggi l'idea di contenuti accademici resi disponibili gratuitamente per tutti con gli Open Educational Resources (OER), modificati e condivisi, costituisce un ulteriore passo nella democratizzazione delle università e la Dichiarazione di Parigi del congresso Unesco del 2012 incoraggia proprio questa diffusione di materiali educativi con i fondi pubblici. "Alcuni governi stanno prendendo molto seriamente queste raccomandazioni", ha assicurato Daniel. E siamo solo all'inizio.
Sull'argomento dei MOOCs invitiamo i lettori a consultare il numero 129 di Universitas (in uscita ai primi di luglio), nella rubrica "Il Trimestre", in cui si farà un approfondimento proprio sulle risorse educative aperte a tutti.
Manuela Borraccino (28 giugno 2013)
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