La scuola di Pitagora editrice, Napoli 2012, pp. 230, 15 euro
Nulla di nuovo, purtroppo: l’Italia è il fanalino di coda dell’Europa in quanto a investimenti nella ricerca pura, a cui viene preferita quella applicata, perché ritenuta più redditizia, almeno nell’immediato. Il risultato è che le menti migliori si trasferiscono, mentre una politica che non crede nell’università le dedica fondi sempre più esigui. Mancano perfino le proposte per migliorare la situazione del nostro Paese.
È questa l’amara fotografia del panorama accademico italiano che Milena Cuccurullo correda di dati e tabelle. L’autrice, scoraggiata e pessimista, si chiede – senza dare risposte – se la ricerca pura non rimanga un lusso per pochi. Perfino in ambito medico si preferisce investire nel business collegato all’industria farmaceutica: la maggiore disponibilità di fondi, anche privati, è legata al ritorno economico-finanziario, alla quotazione in borsa, alla visibilità mediatica. Cuccurullo cita, a titolo di esempio, il caso dei vaccini.
Il nocciolo del problema, quindi, è che se non si cambia mentalità, se non ci si allinea alle strategie di Lisbona (almeno il 3°% del Pil investito in ricerca), non ci sarà soluzione: una crisi più culturale che economica, secondo l’autrice. Infatti, volendo riassumere la filosofia del libro, possiamo dire che il tecnicismo non è sufficiente se manca una base culturale, ovvero se non c’è un fondamento teorico alla base di ogni conoscenza.
Anche Francesco Sylos Labini, nella prefazione al volume, si dichiara sconcertato di fronte alla battuta del presidente del Consiglio Berlusconi, sollecitato sulla necessità di dedicare maggiori fondi alla ricerca: «Se facciamo le scarpe migliori al mondo che ci importa della ricerca?».
L’Europa – ma soprattutto l’Italia – dovrebbe capire quanto è importante la ricerca universitaria, come lo hanno capito da tempo gli Stati Uniti e oggi anche la Cina, i cui campus universitari si sono moltiplicati negli ultimi anni.
Il sonno italiano – sostiene Milena Cuccurullo – non fa bene al Paese, non solo a livello culturale, ma soprattutto a livello di sistema e di vita in generale. Non basta destinare più fondi alle università, bisogna operare scelte e politiche accademiche applicando il criterio del merito perché si possano apprezzare dei risultati concreti.
In conclusione, un déjà vu permeato da un pessimismo di fondo. Tuttavia, il libro riporta una serie di dati interessanti che dimostrano cosa si stia facendo in Italia e in Europa nel campo della ricerca pura.
Marialuisa Viglione