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Poco meno di sette miliardi di euro, in leggero calo rispetto al 2015. Questo l'ammontare del finanziamento pubblico per le Università italiane stabilito dalla ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) per il 2016. Il Decreto ministeriale n. 552 del 7 luglio 2016, inviato alla Corte dei Conti, fissa per la precisione a 6 miliardi e 919 milioni di euro il contributo statale da distribuire tra le 85 università statali e non statali.
Per l'anno in corso la quota base del Fondo, da suddividere tra le università in proporzione al relativo "peso" della stessa, è pari a 4 miliardi e 726 milioni euro. Saldo negativo di 184.471.361 euro rispetto al 2015. Aumentano, invece, la quota premiale e il fondo perequativo, con un saldo positivo di 150 milioni: da 1.490.000.000 a 1.605.000.000 euro.
In aumento anche gli stanziamenti per i dottorati e le borse post lauream (da 122,9 milioni a oltre 135). In particolare, il 60% del budget sarà impiegato dagli atenei nel rispetto delle priorità del Programma nazionale della ricerca (PNR). Sempre in linea con il PNR, il 10% dei 59 milioni del Fondo Giovani sarà destinato ad incentivare la mobilità internazionale dei dottorandi. Confermati i 5 milioni per il bando Montalcini, volto al rientro di studiosi dall'estero. Rinnovato anche il significativo cofinanziamento (10 milioni di euro) per chiamate dirette, nuovi ricercatori di tipo B e incentivi alla mobilità dei docenti. Un apposito finanziamento (6,5 milioni) riguarda gli studenti diversamente abili e dislessici.
Altra novità è la combinazione tra specializzazione dell'ateneo e quota premiale del Fondo ordinario. Ciascuna università potrà farsi valutare in rapporto alla specifica strategia di sviluppo. A partire dal 2017 il 20% della quota premiale dell'FFO verrà ripartita sulla base di indicatori scelti dalle università tra quelli definiti dal Ministero, con particolare riferimento alla ricerca, alla didattica e all'internazionalizzazione. Gli atenei saranno valutati non solo sui risultati conseguiti in ciascun ambito strategico, ma anche sui miglioramenti registrati di anno in anno, compresi quelli derivanti dal rispetto delle priorità indicate dalla Programmazione 2013-2015.
L'Unione degli Universitari (UDU) contesta l'aumento del peso del costo standard per studente: "questa voce peserà il 28% della quota base, un aumento del 3% rispetto allo scorso anno". L'associazione studentesca prevede che l'applicazione del costo standard possa continuare a penalizzare "ciecamente gli atenei con un più alto numero di studenti fuoricorso", con il rischio incombente di un aumento delle tasse di iscrizione.
Andrea Lombardinilo (3 agosto 2016)
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