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Il 26 ottobre 2011 è stato presentato il nuovo Piano "Pay As You Earn", destinato ad alleggerire il peso dei debiti contratti dagli studenti per l'ottenimento di un prestito per motivi di studio. I prestiti studenteschi rappresentano ormai la seconda fonte d'indebitamento per le famiglie e quasi un debito su dieci non viene onorato a causa delle difficoltà occupazionali, che ostacolano i rimborsi. Il Piano anticipa a gennaio 2012, anziché al 2014, un'azione già adottata dal Congresso nel 2009, che porta dal 15% al 10% la soglia del reddito individuale da utilizzare per i rimborsi, riduce di mezzo punto l'interesse sui prestiti sottoscritti ed estingue il debito dopo 20 anni anziché dopo 25 anni. Si calcola che potranno beneficiarne circa 6 milioni di studenti, che hanno sottoscritto debiti federali o prestiti consentiti dal "Federal Family Education Loan Program", abolito lo scorso anno.
Contemporaneamente alla presentazione del nuovo piano, il College Board dell'American Council on Education (ACE) ha pubblicato due Rapporti annuali "Trends in College Pricing 2011" e "Trends in Student Aid", che evidenziano come le tasse universitarie siano aumentate ancora in tutte gli atenei del Paese. L'aumento senza precedenti (in media +8,3% e $8.244 in valori assoluti medi rispetto ai $7.613 dello scorso anno) è più evidente nelle Università pubbliche, frequentate da oltre i due terzi dell'intera popolazione universitaria, perché nell'ultimo triennio i relativi costi si sono quadruplicati mentre il finanziamento pubblico ha subito un forte calo (-4% rispetto allo scorso anno e -23% rispetto agli inizi del 2000). Per il 5° anno consecutivo le spese di frequenza nelle istituzioni pubbliche hanno registrato una crescita superiore a quella delle Università private non a scopo di lucro (in media +4,5% e $28.500 in valori assoluti medi rispetto ai $27.265 dell'anno scorso), seppure con notevoli differenze tra Stati: l'aumento maggiore nell'ultimo anno (21 % per i corsi quadriennali, 37% nei colleges biennali) nell'Università di California, che da sola accoglie il 10% di tutti gli studenti, seguita dalle Università dell'Arizona (+17%) e di Washington (+16%), del Connecticut, del South Carolina (+2,5%) e del North Dakota (+2%). La crescita minore è dell'Università di Wyoming, in cui l'importo medio delle tasse scolastiche non supera i $4.100. Ad avviso di Molly Corbett Broad, Presidente dell'ACE (American Council on Education) le note difficoltà economiche hanno spinto i legislatori a mettere le mani in tasca agli studenti e alle loro famiglie per riequilibrare i bilanci pubblici, lasciando gli Atenei pubblici tra l'incudine e il martello nel fissare l'entità delle tasse universitarie.
Già l'American Opportunity Tax Credit, introdotta nel 2009 ha allargato i benefici per i costi universitari. Secondo il Rapporto dell'ACE, i crediti d'imposta per tali tipologie di spesa sono passate infatti da 6,6 miliardi di dollari nel 2008 a 14,7 miliardi di dollari nell'anno successivo. Tra i provvedimenti in corso di attuazione rientreranno anche i Financial Aid Shopping Sheet, utilizzabili dalle Università per aiutare gli allievi a comparare più facilmente le forme di aiuto offerte dalle varie istituzioni.
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Sul problema dei debiti contratti dagli studenti per ottenere prestiti per motivi di studio, l'Institute for Higher Education Policy (IHEP) nel marzo 2011 ha pubblicato un rapporto dal titolo Delinquency: the untold story of student loan borrowing che descrive le difficoltà nel rimanere adempienti e l'aumento annuale della percentuale di sottoscrittori che risulta inadempiente.
Maria Luisa Marino
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