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Prima di iscriversi all'università, le domande degli studenti e dei genitori sono sempre le stesse: conviene prendere un titolo di studio universitario? Conviene scegliere un'università statale o non statale? Meglio studiare al Nord, al Centro o al Sud? E quale università mi permette di avere le migliori possibilità di carriera? A queste domande ha provato a dare risposta JobValue, la società di consulenza manageriale specializzata nei sistemi di risorse umane, che ha pubblicato il rapporto "Quanto vale il titolo di studio universitario nel mercato del lavoro italiano", nel settore di analisi JobPricing sul mercato delle retribuzioni italiane.
Basata su un campione di 180mila lavoratori dipendenti di aziende private tra il 2014 e il 2015 (di cui 89mila laureati), l'indagine si sofferma sul livello di retribuzione annuale lorda percepita dai laureati in base all'università frequentata. Alcuni dati appaiono già "datati", in quanto confermati dalle principali indagini sulle retribuzioni dei laureati (es. AlmaLaurea): con un titolo universitario, specialmente di secondo livello (laurea magistrale), si percepisce una retribuzione più alta rispetto ai diplomati. La retribuzione annua dei laureati aumenta d'importo nel corso degli anni in misura sostanziale rispetto a chi si ferma al diploma. Conseguire la laurea magistrale, o un master di secondo livello, accresce in modo considerevole la probabilità di ottenere incarichi dirigenziali.
La scelta tra università statale o non statale favorisce quest'ultima tipologia. Aver frequentato un'università non statale fa ottenere un ritorno economico superiore del 17% rispetto a chi ha frequentato un'università statale e del 4% rispetto a chi ha studiato in un politecnico. Aver frequentato un'università del Nord significa guadagnare mediamente il 13% in più rispetto a chi ha studiato al Sud. I fenomeni migratori evidenziano come chi studia al Nord tende a rimanere al Nord, mentre il 62% di chi ha studiato al Sud attualmente è occupato in un'azienda del Centro (23%) o del Nord (39%).
Milano e Roma si contendono le università da frequentare per avere in seguito una retribuzione media di alto livello tra i 25 e i 34 anni. In ordine, i primi cinque posti sono occupati da: Università Bocconi, Politecnico di Milano, Università Cattolica, LUISS - Guido Carli e Università "Tor Vergata". Le università non statali si confermano una scelta "vincente" non solo per la retribuzione di partenza dei laureati, ma anche per le opportunità di carriera in termini di inquadramento contrattuale che si può raggiungere: Bocconi, Luiss e Cattolica sono anche le tre università (tutte non statali) in cui la retribuzione annua lorda cresce in modo maggiore nella prima fase della carriera, mentre per Siena, Milano Statale e Ca' Foscari di Venezia l'aumento è significativo nella seconda parte della carriera (35-44 anni).
Un'analisi interessante è data dall'University Payback Index (U_P_I), ovvero il numero di anni necessari per ripagare gli investimenti sostenuti nel corso degli studi universitari. Tenendo conto dei costi universitari e del mancato guadagno dello studente dovuto alla frequentazione dell'università, e in virtù del beneficio economico calcolato sulla retribuzione media del laureato di uno specifico ateneo, l'indagine evidenzia come l'U_P_I oscilli tra gli 11 anni e mezzo del Politecnico di Milano e i 20 anni dell'Università degli Studi di Napoli Parthenope.
Danilo Gentilozzi (20 giugno 2016)
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