Come cambia l’accesso alle professioni regolate e al pubblico impiego in seguito alle modifiche apportate al sistema dei titoli accademici a partire dal d.m. 3 novembre 1999, n. 509?
A tale quesito tenta di rispondere l’autore ripercorrendo l’iter seguito dalle riforme culminate con il d.m. 22 ottobre 2004, n. 270, che ha sostituito, in parte modificandolo, il decreto n. 509. In un ordinamento come quello italiano, ancora legato al concetto di valore legale dei titoli di studio, ogni modifica nell’ordinamento dei titoli universitari implica, infatti, un corrispondente assestamento negli ordinamenti del pubblico impiego e delle professioni. Solo in parte, però, il legislatore ha affrontato questi problemi di coordinamento, ad esempio ridisegnando il volto di molti albi professionali (Dpr 5 giugno 2001, n. 328) e dettando linee guida alle amministrazioni per la predisposizione dei bandi per l’accesso al pubblico impiego (circ. n. 6350/4.7 del 27 dicembre 2000). Per il resto, il coordinamento – che pone, tra l’altro, delicati problemi di equipollenza fra vecchi e nuovi titoli, anch’essi risolti solo in parte dal legislatore – viene operato dalla prassi.
Parte essenziale del lavoro sono la tabella sulle equipollenze – costruita attingendo all’archivio on-line del Cimea della Fondazione Rui – e le schede sulle professioni, per ciascuna delle quali viene fornito l’elenco dei titoli attualmente richiesti per l’accesso.
Federico Roggero, avvocato, è ricercatore di Storia del diritto italiano nell’Università degli Studi di Teramo e docente nel corso di laurea magistrale in Giurisprudenza. Si interessa di storia della cultura giuridica e delle università. Dal 2002 collabora con la Fondazione Rui allo studio e alla documentazione sui problemi della nuova legislazione in materia universitaria.