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«Il "MIT del Mezzogiorno" deve porsi l'obiettivo di "mettere a fattor comune" le eccellenze già presenti nelle Università del Sud e, al tempo stesso, dev'essere dotato di un'ampia autonomia rispetto ai soggetti che daranno ad esso vita. Un luogo che possa non solo "trattenere" i migliori talenti meridionali, ma anche "attrarne" di nuovi, per quella ricerca e innovazione che serva a rafforzare e trasformare il tessuto produttivo meridionale», si legge nell'ultimo Rapporto SVIMEZ 2016 sull'economia del Mezzogiorno, presentato a Roma a metà novembre.
Il trend degli ultimi anni prevede un continuo disinvestimento in capitale umano da parte delle Regioni del Sud. Se, da metà degli anni 2000, il calo delle immatricolazioni all'università ha coinvolto tutto il Paese, al Sud la riduzione nel numero di coloro che proseguono gli studi all'università è pari al 16,9% se si calcola la differenza tra il 2000 e il 2015. Il tasso di passaggio scuola-università è sceso di quasi venti punti percentuali (dal 73% del 2004 al 55% del 2015).
Il Rapporto Svimez non fa altro che riportare i problemi della politica universitaria nazionale a livello territoriale. Se il Centro-Nord, nonostante tutto, riesce a superare alcune criticità strutturali, il Sud stenta a trovare una soluzione certa alle problematiche insorte negli ultimi anni. In particolare, il Rapporto si sofferma su due aspetti: il sostegno economico alle università (attraverso il fondo di finanziamento ordinario) e il diritto allo studio universitario.
La ripartizione dell'FFO appare squilibrata dal punto di vista meramente territoriale: dal 2008 al 2015 il fondo è diminuito in totale del 19% e, in particolare, del 24% al Mezzogiorno (-21% al Centro e -14% al Nord). Sul diritto allo studio, oltre alla questione critica della percentuale di studenti che ricevono borse di studio (Italia 8%, Germania 25%, Spagna 27% e Francia 35%), il focus è sulla percentuale di studenti italiani idonei e beneficiari, suddivisi per zone territoriali: il 92% al Nord, l'89% al Centro e il 52% al Sud. Questa evidente "disparità di trattamento" (rimarcata anche nel volume di Gianfranco Viesti, Università in declino), ha spinto la Svimez a intraprendere un progetto per l'istituzione di un MIT del Mezzogiorno, «un "soggetto" d'alta formazione e ricerca, fortemente connesso sia con analoghe istituzioni presenti negli altri paesi, sia con il sistema produttivo - non solo locale -, che funga da traino per tutti gli Atenei meridionali, ponendosi come riferimento di eccellenza ed innovazione a livello nazionale e internazionale».
Tale progetto, che porta a compimento un decennio di studi dell'associazione sul tema, rappresenterebbe una vetrina per docenti e ricercatori del Sud, nonché un modo per essere attrattivi nel panorama internazionale dell'istruzione terziaria e per contrastare le migrazioni qualificate, che spingono il Sud verso un preoccupante impoverimento demografico e culturale.
Danilo Gentilozzi (30 novembre 2016)
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