Intervistato da Giovanni Trovati per Il Sole 24 Ore, Enrico Decleva ammette che oltre alla riduzione dei corsi in funzione dei requisiti stabiliti dalla normativa vigente, occorre rafforzare un'altra parte importante dei requisiti stessi, quella che dà voce agli studenti.
Enrico Decleva guida la Statale di Milano e la Conferenza dei rettori e segue da vicino (con qualche preoccupazione) l'adeguamento delle università italiane ai requisiti di qualità.
A Milano non avete ridotto i corsi.
Perché non c'era bisogno, almeno per ora. Abbiamo un numero di docenti elevato in rapporto ai corsi, e tutt'al più c'è qualche caso di modesta attrattività nei confronti degli studenti. L'anno prossimo, comunque, faremo le verifiche definitive, e anche per i pochi corsi attivati quest'anno decideremo subito se è il caso di mantenerli o meno.
Le regole sui requisiti chiedono anche più trasparenza nelle informazioni agli studenti e più attenzione ai loro giudizi sull'offerta. Come si stanno muovendo gli atenei?
La prima tappa è stata rappresentata dai questionari consegnati agli studenti per registrare le loro valutazioni sui corsi, ma ora bisogna fare di più. A Milano abbiamo esteso queste pratiche anche ai laureandi e ai dottorandi, per superare un limite grave, legato al fatto che con i questionari tradizionali si interpellano solo gli studenti frequentanti, e solo in un dato periodo dell'anno. Ora però stiamo studiando forme ulteriori.
È un tassello importante in vista del decollo della valutazione.
Ora occorre che il nuovo sistema prenda davvero corpo, che si faccia l' agenzia nazionale e che questa abbia rapporti stretti con gli atenei. Occorre un metro unitario di valutazione e di accreditamento, anche per superare le discussioni sul valore legale del titolo.