Più di metà dei titolari di dottorato di ricerca in Europa oggi decide di intraprendere una carriera al di fuori del mondo universitario, di lavorare in aziende del servizio pubblico e del settore dei servizi. Allo stesso tempo le università europee stanno cercando di sviluppare legami sempre più forti nel campo della ricerca con le aziende (non solo le grandi imprese basate sulla ricerca ma anche le piccole e medie).
Un’indagine pubblicata il 4 giugno dall’EUA (European University Association) sottolinea che i programmi dottorali (Phd) in collaborazione tra le università e le aziende vanno acquistando sempre maggiore rilevanza in Europa. Il nuovo studio dell’EUA “Collaborative Doctoral Education: University-Industry Partnerships for Enhancing Knowledge Exchange” è parte di un più ampio progetto biennale (DOC-CAREERS), promosso dalla DG Ricerca della Commissione europea, che coinvolge 33 università, 31 aziende e altre 18 organizzazioni di 20 diversi paesi europei. E’ stato presentato durante un incontro del Council for Doctoral Education svoltosi a Losanna lo scorso giugno. Il rapporto sottolinea che sia le università che il mondo delle aziende considerano i programmi di dottorato importanti canali per sostenere gli sforzi di innovazione e reclutamento. Dal punto di vista delle aziende, la partecipazione a tali programmi è valutata in modo molto positivo perché dà loro la possibilità di entrare in contatto con una forza lavoro altamente qualificata e con la ricerca accademica di avanguardia. Allo stesso tempo consente alle università di stabilire collaborazioni a lungo termine con il mondo produttivo e accresce la consapevolezza del valore aggiunto che la ricerca universitaria può apportare alle aziende e alla società in generale. I programmi dottorali danno anche ai dottorandi un’importante visibilità negli ambienti non universitari e costituiscono un eccellente mezzo per migliorare la capacità dei giovani ricercatori di collegare il pensiero astratto con le applicazioni pratiche. Lo studio dell’EUA dimostra che le imprese – sia piccole che medie - nutrono grandi aspettative sui dottorandi, attendendo che siano eccellenti nella ricerca ed anche consapevoli delle logiche proprie del contesto imprenditoriale e della regolamentazione dei mercati. In conseguenza di ciò è cresciuto il riconoscimento, all’interno delle università, della necessità di sviluppare tra i dottorandi quegli skills noti come “trasferibili”, oltre a quelli propri della ricerca. Il lavoro dell’EUA mostra anche alcune differenze tra le aspettative delle aziende: le piccole e medie imprese tendono infatti a dare più importanza ai cosiddetti soft skills, da unire alle capacità di ricerca dei dottorandi, mentre per le aziende più ampie il valore nell’assumere un dottorando sta, in primo luogo, nella profonda conoscenza che quest’ultimo ha di una particolare area. Il progetto DOC-CAREERS ha altresì tratteggiato alcune delle condizioni necessarie per dar vita a programmi dottorali di successo, quali la “componente personale”, l’abilità di risolvere i problemi, creare fiducia e sviluppare le relazioni. Il Rapporto EUA sottolinea anche come il sostegno dei governi a tali programmi sia essenziale per sviluppare collaborazioni tra università e aziende, specialmente per le piccole e medie. L’autrice del rapporto, Lidia Borrell-Damian, afferma in conclusione che le prove raccolte durante il DOC-CAREERS hanno dimostrato che le università e le aziende condividono molti punti di vista sulle opportunità, sulle sfide e sugli ostacoli associati ai programmi dottorali.
Elena Cersosimo