|
|
|
|
La presenza di un alto numero di università in un determinato paese non sempre è indice di un adeguato livello di cultura universitaria e non ne favorisce il finanziamento da parte dei governi nazionali. Le “strategic mergers”, le fusioni tra università per la creazione di mega-atenei capaci di accogliere un elevato numero di studenti e fornire una formazione di ampio livello, sono viste come mezzi opportuni di razionalizzazione del sistema universitario in un dato territorio o in una regione (Editoriale). Sotto il termine merger (fusione) sono riunite tutte quelle figure capaci di incorporare due strutture in una: accordi strategici, collaborazioni, cooperazioni, consorzi. Seppure il tema delle fusioni tra atenei sia tornato di moda solo in questi ultimi anni, tale strumento è stato utilizzato sin dalla fine del XIX secolo per la creazione dei maggiori poli universitari inglesi per poi estendersi in gran parte d’Europa, spesso sotto la spinta dei governi nazionali (Fusioni tra atenei: le ragioni di un fenomeno). Attualmente i fenomeni più in voga sono sparsi per tutto il vecchio continente, fino a sconfinare in Russia. Nella Francia di Sarkozy, Opération Campus è il programma governativo che offre cospicui finanziamenti a raggruppamento di atenei e centri di ricerca. Il più importante e recente raggruppamento, istituito il primo gennaio 2009 con l’intenzione di usufruire proprio di quel finanziamento, è nato dalla unificazione dei tre atenei di Strasburgo in una sola struttura, che viene definita “l’ateneo pluridisciplinare più importante della Francia per numero di studenti e docenti”. In Germania si è assistito negli ultimi cinquant’anni ad una proliferazione di centri accademici e, contemporaneamente, alla diminuzione dei fondi disponibili per il loro finanziamento. Per risolvere il problema dell’assegnazione dei fondi, il governo ha deciso di mettere in palio i finanziamenti che le università devono aggiudicarsi tramite un concorso. In questo modo sono la qualità, l’efficienza e l’eccellenza delle strutture universitarie ad essere la chiave d’accesso ai fondi (In gara per l’eccellenza). In Svezia la fusione tra due delle maggiori università del paese, la Vaxjo e la Kalmar, nella futura Linnaeus University che sarà attiva dal gennaio 2010, ha come obiettivi il miglioramento della qualità della formazione offerta, l’accentuazione dell’attrattiva e lo sviluppo del potenziale nella didattica e nella ricerca. Tale fusione viene definita “dal basso”, ovvero lasciando carta bianca alle università nelle iniziative per portare avanti il processo di fusione, senza alcun tipo d’intervento da parte del governo se non per conferire operatività alle scelte conclusive. L’unica eccezione sembra essere il Galles. Recentemente le sedi distaccate di Cardiff, Aberystwyth e Swansea della Wales University si sono rese autonome e hanno formato nuovi atenei indipendenti. Nonostante la scissione, queste nuove università collaborano con la Wales e hanno avviato la realizzazione di progetti congiunti nella creazione di vari centri di ricerca, permettendo così una reale cooperazione universitaria, meno spreco di risorse e il miglioramento dell’offerta di insegnamento e di ricerca per favorire la crescita economica locale.
Danilo Gentilozzi
|
|
|