Anche quest’anno il Times Higher Education Supplement (Thes) ha pubblicato la classifica delle migliori 200 università del mondo. Come negli anni passati, l’unica università italiana che rientra nella lista è quella di Bologna che si colloca al 174esimo posto, guadagnando in un anno 18 posizioni (nella classifica del 2008 si era collocata al 192esimo posto).
Al primo posto, da ben sei anni consecutivi, troviamo l’università di Harvard. Tuttavia, la supremazia delle università americane sta lentamente declinando, lasciando spazio agli atenei asiatici. Infatti, se pure nella classifica delle prime 200 università gli Stati Uniti figurano in classifica con 54, le loro posizioni relative si sono deteriorate e 4 atenei sono addirittura usciti dalla lista. Di pari passo, le università asiatiche, soprattutto giapponesi, sud coreane, cinesi di Hong Kong e malesi, attraverso un massiccio investimento nell’istruzione superiore, hanno migliorato nettamente la loro performance nel tentativo di contrastare la supremazia delle università statunitensi.
I risultati positivi conseguiti da questi atenei sono da imputare anche alla forte spinta di internazionalizzazione che li ha caratterizzati, reclutando docenti stranieri, offrendo corsi in lingua inglese e stipulando accordi con prestigiose istituzioni estere di istruzione superiore. La visibilità delle università asiatiche è cresciuta anche attraverso una maggiore consapevolezza da parte dei propri docenti dell’importanza di pubblicare in riviste internazionali, dando un nuovo impulso alla ricerca. L’arretramento parziale degli atenei americani sembra trovare conferma da parte dei maggiori esperti di istruzione superiore che prevedono la nascita di un nuovo regionalismo (quello asiatico) capace di contrastare il predominio anglo-americano.
Carmen Tata