Un crescente numero di università nel mondo sta dando vita ai “branch campus” (sedi distaccate). Secondo una relazione dell’ Observatory on Borderless Higher Education, il mercato dei branch campus internazionali è diventato sempre più competitivo.
Dal settembre del 2006 sono stati creati circa 49 nuovi campus – il 30% dell’attuale totale – e, a breve, ne verranno realizzati altri tre. Tra gli stati ospitanti predominano gli Emirati arabi, con un quarto delle sedi distaccate internazionali presenti nel mondo. Secondo la relazione dell’Osservatorio, solo 35 degli esistenti erano già in attività prima del 1999. Da quella data, tuttavia, cinque hanno chiuso i battenti. Da ciò nasce la necessità che “le istituzioni conducano attente ricerche di mercato prima di decidere di dar vita ad un campus all’estero”.
Creati originariamente per consentire alle università occidentali che dovevano affrontare il problema della riduzione dei fondi governativi di aumentare le entrate reclutando studenti internazionali, oggi vengono attivati anche per iniziativa delle istituzioni, dei leader di governo o di altre organizzazioni. Attualmente 22 paesi hanno dato vita ai branch campus all’estero, contro 17 nel 2006. La maggior parte (111 di 162) sono stati creati da istituzioni delle nazioni anglofone, e, in particolare, degli Usa (paese che predomina con i suoi 78 campus che rappresentano il 48% del totale, seguito dall’Australia con 14 campus, il 9% del totale, dal Regno Unito con 13 e l’8% del totale, e dalla Francia con 11 campus, come l’India).
Dal 2006 le istituzioni di cinque altri paesi hanno creato almeno un campus oltre oceano: Libano, Malaysia, Corea del Sud, Sri Lanka e Svizzera. Sono varie le ragioni che spingono le istituzioni di istruzione superiore a creare un branch campus all’estero: la capacità di attrarre studenti stranieri; la possibilità di avere ulteriori entrate dalle rette degli studenti internazionali; una più ampia visibilità, un maggior prestigio e un margine più competitivo a livello internazionale; una maggiore mobilità di studenti e docenti; una reale comprensione reciproca tra persone di diverse culture ecc. Sono state sollevate, però, anche preoccupazioni e critiche, come quella secondo cui rappresenterebbero “l’imperialismo accademico”. “Alcuni temono che la creazione di branch campus internazionali possa aumentare l’ineguaglianza nell’accesso all’istruzione superiore, dal momento che questo tipo di istruzione si rivolge solo alle persone benestanti, sebbene alcuni offrano borse di studio proprio per ridurre tali disparità. L’Osservatorio suggerisce che un branch campus per apportare reali benefici debba offrire programmi di alta qualità, non concentrarsi solo sui profitti ma andare incontro alle esigenze dei paesi ospitanti e ai loro obiettivi istituzionali strategici.
18/01/2010
Elena Cersosimo