Il Processo di Bologna aveva indicato il 2010 come l'anno in cui lo Spazio Europeo dell'Istruzione Superiore sarebbe dovuto divenire realtà. Le riforme avviate negli Stati membri, che hanno raccolto le indicazioni provenienti da Bologna, non comporteranno il pieno raggiungimento nel breve periodo degli obiettivi indicati (accessi universitari, mobilità studentesca, internazionalizzazione degli atenei e controllo di qualità dell'insegnamento). Il 2010 diventa dunque l'anno dell'analisi dei risultati raggiunti nel campo dell'istruzione superiore a più di dieci anni di distanza da Bologna, in vista della Strategia di Lisbona che si propone di far primeggiare l'economia europea nel mondo. Una delle indagini più interessanti, che si propone di analizzare gli scenari futuri dell'istruzione superiore, è quella promossa dall'ACA (Academic Cooperation Association) dal titolo Beyond 2010 - Priorities and challenger for higher education in the next decade a cura di Maria Kelo, Senior Officer e responsabile dei progetti di ricerca, delle conferenze e delle attività promosse dall'ACA.
Gli aspetti più interessanti di questa indagine riguardano l'internazionalizzazione dell'insegnamento universitario e il finanziamento delle università. Per internazionalizzazione si intende il "processo di integrazione della dimensione internazionale, interculturale o globale nelle finalità dell'istruzione post-secondaria" (Jane Knight) e, spesso, il termine che meglio traduce quest'espressione è "mobilità". Mobilità da intendersi come compimento di un periodo di studi in altre istituzioni similari (mobilità orizzontale) o da paesi meno sviluppati a istituzioni all'avanguardia (mobilità verticale). Internazionalizzazione però non è soltanto mobilità studentesca, ma anche riconoscimento degli studi svolti nelle istituzioni di altri paesi e internazionalizzazione dei programmi di studio, come impartire insegnamenti in una lingua diversa da quella nazionale, programmare curricula internazionali in maniera congiunta fra istituzioni di paesi differenti, esportare docenti universitari all'estero o esportare in toto l'intera attività formativa da una sede universitaria all'altra.
Il finanziamento delle università è un settore che sta attraversando una fase di grandi cambiamenti. Fino a tre decenni fa il settore universitario era basato essenzialmente su risorse di carattere pubblico e lo spazio per i finanziamenti privati era del tutto marginale. Con l'accrescere dei compiti sociali demandati alle istituzioni pubbliche, a fronte dei nuovi servizi di welfare richiesti dalla società, si è ridotta anche tale tipologia di finanziamento. Se diminuiscono le entrate pubbliche, aumentano quelle private, anche se risulta difficile capire le modalità concrete di erogazione. Secondo l'economista statunitense Bruce Johnstone, la formula più adatta è quella del cost-sharing o mixed-funding, una sorta di suddivisione dei costi sulla base di quattro elementi portanti: il governo, i genitori degli studenti, gli studenti stessi e i cosiddetti filantropi (ad esempio gli sponsor). In concreto è difficile adoperare questo modello. L'esperienza insegna che le modalità di finanziamento non sono diretta conseguenza di principi<