Come ridefinire l'assetto di governance degli atenei, evitando l'autoreferenzialità, ma garantendone l'autonomia? Un modello possibile, secondo Lorenzo Marrucci, professore associato di Fisica della materia presso l’Università di Napoli “Federico II”, è quello della Corte costituzionale. Proponiamo di seguito alcuni estratti del suo articolo pubblicato su LaVoce.info.
La Corte Costituzionale, un modello per l'Università
(...) In alcune proposte ispirate ai modelli esteri, incluso il recente disegno di legge Gelmini, si pone al vertice delle università un consiglio d'amministrazione con una maggioranza (o quasi) di membri "esterni", ossia diversi da docenti, studenti e altro personale dell'ateneo. Molti temono però che questo possa mettere a rischio l'indipendenza degli atenei. Si teme soprattutto l'ingerenza di politici o imprenditori non disinteressati, o di altri faccendieri privi di scrupoli, di cui il nostro paese è purtroppo ben fornito. Si chiede, giustamente, quale meccanismo di nomina si potrebbe mettere in piedi per evitare tali rischi. (...)
In realtà, una soluzione efficace a questi problemi esiste: (...) la Corte costituzionale.
Qual è la soluzione adottata? Innanzitutto, la nomina dei membri della Corte è stata suddivisa tra vari soggetti, in modo che nessuno ne possa nominare la maggioranza: per un terzo è affidata al Presidente della Repubblica, per un terzo al Parlamento e per un terzo è suddivisa tra diversi organi dell'alta magistratura. Inoltre, i membri non sono nominati tutti insieme, ma scaglionati nel tempo, in modo da diluire ulteriormente il potere di influenza di ciascun soggetto nominante, da scoraggiare criteri di lottizzazione e da creare maggiore attenzione alla nomina di ogni singolo membro. I giudici della Corte hanno poi un mandato lungo (nove anni) e non sono rinnovabili, in modo che una volta nominati non siano più facilmente condizionabili. Infine, i membri devono rispondere a determinati criteri di qualità ed esperienza professionale.
Questi semplici principi, con poche modifiche, possono essere adottati anche per la nomina dei consigli di amministrazione degli atenei. (...) Un terzo del Cda, ad esempio, potrebbe essere nominato dal senato accademico dell'ateneo, rappresentativo di docenti e studenti. Un altro terzo potrebbe essere indicato da un insieme di soggetti esterni che gli atenei individuino come propri stakeholders, quali ordini professionali, associazioni rappresentative delle imprese del territorio, accademie scientifiche e culturali, associazioni di laureati dell'ateneo, amministrazioni pubbliche locali, ecc., separatamente o anche raccolti in un'unica assemblea. La nomina dell'ultimo terzo potrebbe infine essere affidata allo stesso Cda in carica, con un meccanismo di