L'UNESCO ha recentemente pubblicato un rapporto sulla violenza politica e militare nei confronti di studenti, insegnanti e personale coinvolto in attività formative in tutto il mondo. Lo studio, "Education under attack 2010", è il secondo di una serie di pubblicazioni UNESCO che mira a colmare la carenza di informazioni sugli attentati all'istruzione ed intende fornire indicazioni su come scongiurare un fenomeno che risulta in costante aumento.
Nel 2007, all' epoca del primo rapporto UNESCO, il problema era poco conosciuto, mentre il secondo rileva una crescente consapevolezza da parte di agenzie delle Nazioni Unite, Organizzazioni non governative ed opinione pubblica in generale della natura ricorrente di questi attacchi, che non sono eventi sporadici. La relazione dimostra infatti che la distruzione di scuole e l'assassinio di studenti e docenti non sono episodi circoscritti a paesi quali Afghanistan o Pakistan, ma il problema è molto più ampio e negli ultimi 3 anni ha coinvolto almeno 31 paesi in Asia, Africa, America Latina ed Europa. In particolare, attacchi mirati a studenti, personale docente ed istituzioni formative sono aumentati notevolmente in paesi quali Colombia, Iran, Iraq, Nepal, Repubblica Democratica del Congo e Territori Palestinesi.
O' Mailey, che è l'autore del rapporto, sostiene che le motivazioni alla base di tali attacchi variano da paese a paese, anche se nella maggior parte dei casi si verificano in nazioni colpite da conflitti o sotto regimi che violano i principali diritti umani dove si vogliono mettere a tacere le critiche alle politiche governative come pure limitare la libertà accademica o impedire il pluralismo democratico.
Colpire l'istruzione significa quindi minare le piu' importanti forme di libertà nella società civile compromettendo la crescita economica e lo sviluppo umano attraverso la distruzione del capitale intellettuale e ponendo seri ostacoli al conseguimento degli obiettivi della campagna "Education for All" promossa dall'UNESCO.
Nelle sue raccomandazioni, la relazione chiede alla comunità internazionale di promuovere il rispetto per le scuole e per le istituzioni d'istruzione superiore attraverso il rafforzamento di misure di protezione adeguate e aumentando la consapevolezza della portata del problema, anche attraverso un'adeguata copertura mediatica.
Carmen Tata