Nell'ultimo decennio il numero degli studenti che hanno scelto di studiare all'estero è aumentato del 40% e il fenomeno è in costante crescita. I fattori che determinano tale mobilità sono stati analizzati e valutati in un recente libro pubblicato da Ben Wildavsky che per anni si è occupato di istruzione e formazione per il settimanale "US News and World Report".
Il libro, intitolato "The Great Brain Race:How global universities are reshaping the world", intende analizzare la globalizzazione dell'istruzione superiore in tutte le sue dimensioni: mobilità di studenti e docenti, apertura di università straniere in ogni parte del globo e crescente importanza dei ranking internazionali in cerca di eccellenza e prestigio.
La competizione tra i diversi atenei per attrarre i migliori talenti è senz'altro benefica e il libero commercio di "menti" porterà necessariamente a una maggiore attenzione nell'offerta formativa e a un rinnovato fermento intellettuale con conseguenti benefici economici nel lungo periodo. Tuttavia il processo di globalizzazione dell'istruzione superiore non è stato certamente un percorso senza ostacoli e molti sono stati i passi falsi e i problemi che si sono presentati nel corso degli ultimi anni. Alcuni campus "satelliti" di prestigiosi atenei occidentali - esportati all'estero - non hanno avuto il successo desiderato e in alcuni casi sono stati chiusi pochi anni dopo la loro apertura. Tali insuccessi sono riconducibili a una serie di fattori tra i quali predomina il protezionismo accademico di alcuni governi: Cina e India, per esempio, pongono una serie di ostacoli burocratici all'apertura di atenei stranieri, motivati dal desiderio legittimo di porre fine alla fuga di cervelli tentando di creare campus nazionali in grado di competere con le migliori università dei paesi industrializzati.
Nel suo libro Wildavsky auspica un passaggio dal brain drain al brain gain nel quale la competizione mondiale per i migliori talenti, la corsa a progetti di ricerca innovativi, la formazione di laureati altamente qualificati possano portare a un miglioramento dell'economia basata sulla conoscenza, dove non ci sono vincitori e vinti, bensì un miglioramento dell'offerta formativa a livello globale di cui tutti possano beneficiare.
Carmen Tata