La Commissione europea ha avviato un procedimento d'infrazione delle norme comunitarie contro l'Italia per la violazione dell'articolo 39 del Trattato che istituisce la Comunità Europea. La Commissione ha chiesto all'Italia, mediante un parere motivato, di eliminare le condizioni discriminatorie dai bandi previsti per il conferimento agli studenti universitari di appartamenti di affitto agevolato a Milano.
Il tutto è nato dalla pubblicazione, da parte della provincia di Sondrio, dei bandi di concorso per il conferimento di alloggi a Milano per studenti universitari della provincia. Questi bandi riguardavano l'accesso degli studenti ad appartamenti ad affitto agevolato di proprietà della provincia di Sondrio e siti a Milano, la città più vicina che offre corsi di laurea. Uno dei requisiti della partecipazione al bando era la residenza in Italia, e in particolare nella provincia di Sondrio, da almeno cinque anni.
Secondo la Commissione, questa disposizione mette gli studenti stranieri in una chiara posizione di svantaggio e costituisce una discriminazione indiretta nei confronti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie. Inoltre, la disposizione in questione viola l'art. 39 del TCE (Trattato che istituisce la Comunità europea) il quale stabilisce che "la libera circolazione dei lavoratori all'interno della Comunità è assicurata. Essa implica l'abolizione di qualsiasi discriminazione, fondata sulla nazionalità, tra i lavoratori degli Stati membri, per quanto riguarda l'impiego, la retribuzione e le altre condizioni di lavoro". La legislazione europea garantisce ai lavoratori migranti e alle loro famiglie gli stessi vantaggi sociali dei cittadini del paese ospitante. Il requisito della residenza è vietato dalla legislazione europea perché di fatto costituisce una discriminazione indiretta, in quanto diminuisce le possibilità per gli studenti delle famiglie dei lavoratori migranti di vincere il bando, essendo i non residenti, nella maggior parte dei casi, stranieri.
L'Italia dovrà rispondere al parere motivato entro due mesi. In caso di mancata risposta la Commissione potrà decidere di adire la Corte di giustizia dell'Unione europea.
Danilo Gentilozzi