Secondo il National Outline for Medium and Long Term Talent Development 2010-20 - il documento per la riforma delle risorse umane stilato in Cina a giugno che affronta temi che vanno dalla valutazione alla gestione dei "talenti" e individua i settori-chiave cui assegnare le priorità formative - entro il 2020 oltre il 20% della forza lavoro sarà in possesso di istruzione universitaria. Per raggiungere questo risultato, la Cina investirà nei prossimi dieci anni oltre il 15% del Pil.
In particolare:
- oltre 5 milioni di professionisti di elevata capacità saranno richiesti dalle industrie manifatturiera, informatica, biotecnologica, aeronautica e aerospaziale, e nei settori protezione ambientale, risorse energetiche, trasporti e agricoltura;
- oltre 7 milioni saranno impiegati nel campo dell'istruzione, delle scienze politiche e della medicina, mentre 43 unità ogni 10.000 lavoratori saranno impiegati nel settore Ricerca e Sviluppo, il cui finanziamento passerà dall'attuale 1,62% al 2,5% del Pil.
Sono previste anche molte iniziative per incentivare il rientro dei cervelli emigrati all'estero dopo la riforma del 1978, che aveva permesso di approfondire gli studi oltre i confini nazionali.
Si calcola che dal 1978 al 2006 oltre un milione di cinesi abbia completato la propria formazione in università straniere, anche se più del 70% di essi è rientrato in patria e ulteriori 600 unità hanno recentemente aderito al "Thousand Talents Program", che incoraggia il loro reinserimento e cerca di attrarre imprenditori e docenti universitari che insegnano nei migliori atenei del mondo.
Maria Luisa Marino