Assicurare, nonostante la crisi economica, la parità di accesso e la sostenibilità dei costi della formazione universitaria è una questione al centro del dibattito mondiale. Lo studio comparato Global Higher Education Rankings 2010: Affordability and Accessibility - effettuato da Alex Usher e Jon Medow per conto dell'HESA (Higher Education Strategy Associates) - prende in considerazione sei indicatori per definire la convenienza economica degli studi e quattro per l'accessibilità ai corsi; dei 17 paesi che rappresentano le varie aree del globo, Finlandia e Norvegia sono risultate in cima alla graduatoria.
Gli indicatori adottati relativi a convenienza e sostenibilità sono basati sulla combinazione dei criteri riferiti ai costi della formazione (tasse; libri e altre necessità, come i costi per l'alloggio e la mensa; borse di studio, sistema dei prestiti e forme di detassazione ); quelli relativi all'accessibilità riguardano invece le metodologie di ammissione, la percentuale di iscritti rispetto ai coetanei, l'educational equity index (EEI), che misura la differenza di genere.
Dallo studio emerge tuttavia che Finlandia e Norvegia, pur vantando costi di formazione ragionevoli e un forte sistema di prestiti e di aiuti finanziari, non hanno primeggiato nei singoli indicatori, dimostrando nei fatti che i due criteri dell'affordability e dell'accessibility non sono così strettamente collegati, come ritenuto da molti analisti. Pertanto, in una prossima rilevazione saranno considerati anche altri fattori, come le differenze dei costi nelle aree urbane e in quelle rurali.
La Finlandia è al primo posto per l'alto tasso (41,3%) di giovani iscritti nella fascia di età 22-25 anni e per l'indice out of pocket, riferito alle spese che gli studenti non riescono a coprire con prestiti e borse di studio; ma l'ottimo piazzamento non corrisponde del tutto all'efficacia del servizio offerto. La popolazione studentesca nordica è tra le più lente del mondo a concludere gli studi e tra le più vecchie e indebitate a presentarsi sul mercato del lavoro: infatti, per effetto del mancato adeguamento all'inflazione delle sovvenzioni erogate, molti studenti sono costretti a lavorare per mantenersi e restituire il prestito ottenuto, ritardando la conclusione del periodo formativo.
Dall'indagine emerge un quadro fortemente differenziato e molto spesso contraddittorio. Il sistema giapponese, pur risultando il più costoso in valori assoluti e il meno dotato di aiuti finanziari, non è tra i meno sostenibili, dal momento che il suo carico risulta generalmente adeguato ai redditi familiari. Quello statunitense annovera la più bassa percentuale giovanile (30%), ma sembra aver sviluppato un migliore sistema di apprendimento permanente e più diffuse opportunità di prestiti (46,77%), non sempre legate al reddito familiare o a criteri meritocratici.