È stata pubblicata l'annuale indagine dell'Ufficio statistico dell'Unione europea, intitolata "Europe in figures - Eurostat Yearbook 2010".
L'indagine fotografa la situazione dei paesi membri nei vari aspetti che influenzano la vita dei singoli cittadini. Quest'anno lo studio acquista una valenza del tutto particolare poiché intende verificare anche lo stato di realizzazione degli obiettivi fissati all'inizio del Millennio con la Strategia di Lisbona, e poi rinnovati ed estesi con la "Strategia 2020" al prossimo decennio.
Nel 2007, anno preso in considerazione dal Rapporto, oltre allo staff universitario composto da circa 1,3 milioni di docenti e personale amministrativo, nell'Europa a 27 sono stati annoverati 18,9 milioni di studenti iscritti a corsi dell'istruzione superiore, i due terzi dei quali sono risultati concentrati nelle istituzioni di sei paesi (Regno unito, Germania, Francia, Polonia, Italia e Spagna) i quali hanno raggiunto singolarmente circa 2 milioni di studenti.
L'età media dell'iscrizione all'Università ha oscillato dai 20 anni e mezzo del Belgio e della Francia ai quasi 23 anni della Lettonia e del Regno unito. In cinque paesi (Danimarca, Svezia, Finlandia, Germania e Austria) l'età media è risultata più alta per varie motivazioni (tra le altre, la scelta del singolo studente di mettere un intervallo fra il conseguimento del titolo d'istruzione secondaria e l'accesso all'Università).
Sempre nel 2007, più di 4,1 milioni di studenti, con una maggiore presenza femminile rispetto a quella maschile, hanno conseguito il titolo finale e si sono presentati sul mercato del lavoro. Di essi il 35% ha conseguito lauree in campo economico, sociale e giuridico e il 12,6% nel settore medico e assistenziale.
Il Rapporto evidenzia, inoltre, due problemi. In primo luogo il potenziale intellettuale femminile non risulta adeguatamente sfruttato. In più, i risultati numerici mostrano un inefficiente coinvolgimento studentesco in alcuni settori scientifici finora risultati poco attrattivi.
Nel complesso, dal 2000 al 2007 il numero dei ricercatori è cresciuto del 22,5% nell'Europa dei 27, raggiungendo 1,36 milioni di occupati, metà dei quali (44,8%) coinvolti in attività presso imprese, il 33,6% presso istituzioni universitarie e il 13,8% in altri settori pubblici. In Lussemburgo (70%), Svezia, Austria, Danimarca e Germania (60%) i ricercatori sono stati maggiormente impiegati presso strutture private, in linea con quanto rilevato in Giappone nel 2006 (68,1%); la Bulgaria è il solo paese con una maggioranza (55,1%) occupata nel settore pubblico.
Per quanto concerne il numero degli iscritti ai corsi di dottorato, gli studenti post-laurea europei sono stati 525.800, comparati ai 396.200 negli Usa e ai 75.500 in Giappone. In analogia con tali paesi extraeuropei, sono risultati prescelti dal 33% degli is