Lo scorso 3 novembre il Governo di coalizione di David Cameron ha annunciato un piano di riforma del finanziamento delle Università britanniche per continuare ad assicurare - come ha evidenziato il Ministro dell'Università e della Scienza David Willets - la tradizionale qualità dell'insegnamento, pur in tempi di ristrettezze economiche.
Il nuovo sistema, che entrerà in vigore per i nuovi iscritti del 2012, da un lato prevede fortissimi tagli del finanziamento statale (-40%) e una maggiore contribuzione studentesca, dall'altra migliora e amplia il sistema del diritto allo studio e dei prestiti. L'istruzione superiore sarà gratuita per chi ha redditi annui inferiori a £ 21.000; per gli altri, le università e i college dovranno prevedere una tassa annuale di £ 6.000, elevabili a £ 9.000 in casi particolari, rispettando tuttavia gli accordi previsti per assicurare la parità negli accessi. L'Office for Fair Access vigilerà affinché le Istituzioni d'istruzione superiore utilizzino correttamente l'apposito fondo stanziato per garantire la mobilità sociale. Come contromisura il Governo ha previsto l'ampliamento del "National Scholarships Programme", che potrà attribuire borse fino a £ 3.250 a studenti provenienti da famiglie con reddito inferiore a £ 25.000 annue e diluendo in un periodo più lungo (30 anni) la restituzione dei prestiti, la cui attribuzione è indipendente dal reddito e risulterà senza oneri aggiunti per i laureati percettori di redditi fino a £ 21.000.
Le nuove misure hanno provocato le violente proteste degli studenti. Nello stesso tempo gli esperti temono che, a causa del triplicato costo delle tasse universitarie, il sistema britannico possa risultare meno attrattivo per il mercato degli studenti europei ed extra-europei. Questi potrebbero essere invogliati a rivolgersi per ragioni economiche alle altre istituzioni europee o degli Usa, in Australia, in Cina o in India, mentre gli studenti inglesi potrebbero risultare più attratti dalle meno care Università scozzesi.
Certamente il Regno Unito non è il solo Paese a incontrare difficoltà di finanziamento del sistema universitario. Oltre alle difficoltà irlandesi esplose di recente, in alcuni Stati come Finlandia, Svezia, Danimarca e Norvegia (nei quali l'istruzione universitaria è tradizionalmente finanziata per intero dallo Stato), si stanno introducendo tasse anche a carico degli studenti stranieri. Gran parte degli altri paesi europei, compreso il nostro, hanno effettuato tagli di varia entità al settore dell'istruzione (-66% in due anni in Lettonia, -5% in Estonia, Lituania e Romania, oltre il 5% in Repubblica Ceca, Polonia, Croazia e Serbia); solo Germania e Francia hanno incrementato i fondi a favore dell'istruzione superiore, delle iniziative di eccellenza e della ricerca scientifica.
Molti esperti ritengono tuttavia che il Regno Unito, che secondo i dati Ocse 2008 accoglie il 10% del flusso internazionale degli studenti stranieri, avrebbe scelto il momento peggiore per introdurre misure così penalizz