Sono stati quasi 700.000 gli studenti internazionali iscritti nelle università e nei college statunitensi nell'anno 2009-2010, registrando un aumento del 3% dovuto principalmente alla crescita della popolazione studentesca cinese. Questo è quanto emerge dall'indagine Open Doors 2010, che, per la prima volta, rileva un leggero declino degli studenti statunitensi presenti all'estero, ma, al contempo, mostra notevoli aumenti di coloro che scelgono mete non tradizionali e, in particolar modo, il Perù, la Corea del sud e il Cile.
Pubblicato ogni anno dall'Institute of International Education (IIE), lo studio ha messo in evidenza quest'anno la cifra record degli studenti internazionali negli Usa (690.223), a dispetto della recente crisi economica globale. Le iscrizioni degli studenti post graduate sono aumentate del 4%, arrivando a quota 293.885. La California è stato il principale paese ospitante, con più di 94.000 studenti internazionali, mentre al primo posto tra le città si è classificata New York. La University of Southern California è risultata l'università più popolare con quasi 8,000 studenti internazionali.
La Cina si è affermata quale principale paese d'invio, superando l'India, che si è attestata al secondo posto con 105.000 studenti. In terza posizione troviamo la Corea del sud, nonostante il declino del 4%. A sorpresa l'Arabia Saudita ha registrato un incremento del 25% rispetto all'anno precedente riflettendo il sostanziale investimento del governo saudita nelle borse di studio all'estero e si è classificata quale settimo paese d'invio. Il calo più notevole (15%) si è avuto nel numero di studenti provenienti dal Giappone, confermando il declino del 14% dell'anno precedente.
Gli ambiti di studio più popolari sono risultati il business e il management (21%) e l'ingegneria (18%). Le scienze fisiche e naturali, la matematica e le scienze sociali hanno attratto il 9% degli studenti stranieri.
Il Dipartimento del commercio ha evidenziato i benefici apportati dagli studenti internazionali all'economia statunitense. Grazie alle tasse universitarie e alle spese ordinarie, il contributo è stato all'incirca di 20 miliardi di dollari. L'indagine ha rivelato inoltre che il 62% degli studenti riceve la maggior parte dei propri fondi da risorse familiari e personali, fondi che, per il 70%, provengono dal di fuori dell'America.
Emerge per la prima volta nei 25 anni di vita di Open Doors un declino dello 0,8% nel numero degli studenti statunitensi iscritti all'estero (260.300 circa). I primi 4 paesi di destinazione, il Regno Unito, l'Italia, la Spagna e la Francia, hanno costatato una riduzione (il 6% per il Regno Unito e l'11% per l'Italia), mentre solo per la Cina, in quinta posizione, si è verificato un aumento del 4%, sulla scia dell'incremento dell'anno precedente.
Sebbene l'Europa continui ad essere la meta preferita, con 142.000 studenti americani nel 2008-09, si registrano aumenti nel numero di studenti che scelgono l'Africa (16%), l'Asia (2%) e l'America del sud (13%). Tale crescita è stata alimentata dai programmi nuovi e più accessibili, dalle partnership strategiche tra le varie istituzioni, da una scelta più ampia di ambiti di studio e da un'accresciuta durata dei programmi, per andare maggiormente incontro alle necessità di una popolazione studentesca sempre più diversa.
Nonostante vi sia una maggiore mobilità, la durata dei periodi all'estero è molto breve e non consente agli studenti un'immersione completa nelle culture dei paesi ospitanti. Il 74%, infatti, ha trascorso all'estero 8 settimane nell'anno 2008-2009 e solo il 4% vi ha trascorso un intero anno.
Allan E Goodman, presidente e amministratore delegato dell'IIE, ha messo in rilievo la nuova sfida che si pone all'istruzione superiore, ovvero "rendere internazionale una parte dell'istruzione stessa. L'esperienza internazionale offre, infatti, degli skills agli studenti statunitensi necessari per avere successo nel panorama della forza lavorativa globale".
Elena Cersosimo
(Fonte: University World News)