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segnalato da Freeonline.it
Il rapporto dell’Istat sull’inserimento professionale dei dottori di ricerca in Italia
Statistiche
 


L'Istat ha reso noti sul proprio sito i risultati dell'indagine, svolta e pubblicata per la prima volta in Italia, sull'inserimento professionale dei dottori di ricerca a tre e a cinque anni dal conseguimento del titolo. Per l'indagine, effettuata tra dicembre 2009 e febbraio 2010 che ha coinvolto un campione di circa 18 mila dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo nel 2004 e nel 2006, si inserisce all'interno del sistema di rilevazioni sulla transizione istruzione-lavoro che comprende anche i percorsi di studio e lavoro dei diplomati della scuola superiore e l'indagine sull'inserimento professionale dei laureati.

L'indagine si concentra su quattro punti: condizione occupazionale; tipologia contrattuale di lavoro; retribuzioni e soddisfazione per il lavoro in corso di svolgimento; lavoro all'estero.

In merito alla condizione occupazionale dei dottori di ricerca, i dati riferiscono che a circa tre anni dal conseguimento del titolo il 92,8% svolge un'attività lavorativa (94,2% per i dottori di ricerca del 2004), il 5,4% è in cerca di occupazione (4,4% a cinque anni dal titolo) e l'1,8% non svolge alcuna attività lavorativa e non è in cerca di occupazione (1,5% per i dottori del 2004). A tre anni dal conseguimento del titolo i dottori di ricerca dell'area di ingegneria industriale e ingegneria dell'informazione sono quasi tutti occupati, mentre i dottori di ricerca nelle aree psicologiche, pedagogiche e delle scienze storiche e filosofiche hanno una quota di occupati minore. A cinque anni dal titolo invece il livello di occupazione dei dottori di ricerca è allineato per quasi tutte le aree disciplinari. Prevalgono i maschi tra i dottori di ricerca del 2004, mentre il divario si assottiglia per quelli del 2006.

Interessante l'analisi sulla tipologia contrattuale dei dottori di ricerca nel lavoro in corso di svolgimento al tempo dell'intervista. Per il 52% dei dottori di ricerca del 2004 si tratta di un lavoro a tempo indeterminato, seguito dal tempo determinato (13,8%) e dal lavoro autonomo (12,8%). Per i dottori di ricerca del 2006 si riduce la percentuale di coloro che hanno un lavoro a tempo indeterminato (38%), aumentano i lavoratori a tempo determinato (15%) e i lavoratori autonomi (14%). Un aumento raddoppiato spetta per coloro che hanno un assegno di ricerca: i dottori del 2004 sono l'8,4%, i dottori del 2006 sono il 16,2%.

A cinque anni dal titolo, i dottori di ricerca che lavorano a tempo pieno guadagnano circa 1.760 euro, quasi cento euro in più rispetto ai dottori di ricerca del 2006 (1.680 euro circa). Le remunerazioni degli uomini risultano sempre più elevate di quelle delle donne, con ampi differenziali negli ambiti disciplinari delle scienze giuridiche, scienze mediche e delle scienze economiche e statistiche. La maggior parte dei dottori di ricerca, sia del 2004 che del 2006, in merito al lavoro in corso di esecuzione si ritiene "molto o abbastanza soddisfatto" per il tipo di mansioni svolte, per il grado di autonomia, per la possibilità di arricchimento professionale e per l'utilizzazione delle conoscenze acquisite. Tra gli elementi poco apprezzati, soprattutto dai dottori del 2006, emergono la possibilità di carriera, il trattamento economico e la stabilità del posto di lavoro. Con il passare degli anni si ha più timore di cadere nel precariato e di non riuscire a coprire le proprie spese con il lavoro che viene svolto dopo l'ottenimento del titolo di dottore di ricerca.

Infine, analizzando le esperienze lavorative all'estero, al momento dell'intervista solo il 7% dei dottori di ricerca vive e lavora all'estero. Le esperienze internazionali durante il dottorato sono stat
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