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Parigi ha ospitato a dicembre il policy forum sul tema "Maximizing the Impact of Public Investment through Open Education Resources", organizzato dall'Unesco in collaborazione con il Commonwealth of Learning, nel corso del quale si è sottolineata l'importanza del materiale didattico on line per ampliare l'accesso all'università nei paesi sviluppati e per assicurare in quelli emergenti il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio, come la scolarizzazione primaria per i bambini africani entro il 2015.
L'incontro è stato preceduto da quattro workshop (Sudafrica, aprile 2010; Namibia, 3 maggio 2010; Mali, ottobre 2010; India, novembre 2010) e tre forum on line (settembre-novembre 2010).
Nella Conferenza di Parigi sono stati analizzati diversi aspetti derivanti dall'uso delle Open Educational Resources, riferite al materiale didattico digitale offerto gratuitamente sul web. Il fenomeno si basa sulla considerazione che la conoscenza è un bene di tutti e che la tecnologia, e in particolare il web, può offrire a tutti l'opportunità di acquisire, usare e riutilizzare i concetti appresi. Molte iniziative, nate soprattutto negli Stati Uniti, si sono rapidamente diffuse ovunque: Open CourseWare Consortium (http://www.ocwconsortium.org ), a cui collaborano oltre 200 atenei; Multimedia Educational Resource for Learning and Teaching Online (http://www.merlot.org ), che offre più di 22.000 strumenti didattici on line. L'interesse per tali attività è cresciuto anche in altre parti del mondo: in Cina oltre 451 corsi sono offerti da 176 università membri del China Open Resources for Education; in Giappone su 1.500 corsi, 1.285 sono in giapponese e 212 in inglese; in Africa i progetti dell'University of Malawi adattano ai bisogni locali i testi in lingua inglese sul tema dell'agricoltura e il progetto TESSA (Teacher Education in Sub-Saharian Africa, cfr. "Universitas" n. 115) mira alla formazione a distanza dei 4 milioni di insegnanti necessari entro il 2015 per assicurare la scolarità infantile. Non vanno inoltre dimenticati la "storica" Open University britannica e la più recente iTunesU.
Molti i problemi ancora da risolvere: la garanzia della qualità del materiale offerto; la constatazione che il flusso produttivo va sinora nella direzione dal Nord verso il Sud del mondo, con il rischio che questo percepisca la disponibilità dei sussidi didattici on line come una manifestazione di neo-colonialismo; la resistenza nei Paesi economicamente più avanzati alla produzione gratuita del materiale didattico, legata al superamento del modello commerciale basato sulle vendite, non eticamente adattabile al settore formativo; i problemi di natura legale connessi al regime delle licenze e del diritto d'autore.
Per info: www.unesco.org; www.col.org
Maria Luisa Marino
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