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L'EUA (European University Association) ha pubblicato l'ultimo aggiornamento di uno studio sugli effetti della crisi economica - a decorrere dal 2008 - sui sistemi di istruzione superiore in Europa.
Il Rapporto, finanziato con fondi comunitari, evidenzia come le difficoltà siano ovunque generalizzate anche se le conseguenze e le misure correttive adottate differiscono secondo l'entità dell'impatto e del momento in cui le problematiche finanziarie hanno colpito le rispettive economie nazionali.
L'analisi ha identificato alcune categorie di conseguenze sul finanziamento pubblico che, in media, rappresenta da solo i due terzi del budget delle Università europee: i tagli di bilancio, che sono stati rilevanti in Lettonia (all'iniziale diminuzione del 48% nel 2009, si è arrivati al 66% nel 2010), in Italia, in Grecia e nel Regno Unito ove (come annunciato nel Comprehensive Spending Review 2010) il bilancio dell'istruzione superiore subirà un taglio del 40% fino al 2014/15; gli effetti indiretti (ad es. i maggiori costi per studente), avvertiti soprattutto in Norvegia e nei Paesi Bassi; la cancellazione o il congelamento degli incrementi finanziari, in precedenza stabiliti; l'accrescimento delle assegnazioni registrato in controtendenza in Francia e in Germania (in Francia il provvedimento "Grand Emprunt" ha aumentato significativamente il finanziamento in aree chiave dell'insegnamento e della ricerca e nel 2011 sono previsti altri 4,7 bilioni di Euro a favore del personale e della politica sociale studentesca mentre in Germania il Governo Federale, anche per alleviare la situazione finanziaria di alcuni Lander, ha aumentato gli investimenti per supportare la sicurezza finanziaria delle Università e delle Istituzioni di ricerca, nonché la crescita studentesca); la sfida per il mantenimento della qualità, prodotta in alcuni casi dalla crescita della componente studentesca combinata alla riduzione delle risorse finanziarie disponibili; la diminuzione dell'offerta formativa (chiusura o accorpamento di programmi di studio) come in Spagna, Estonia e Regno Unito e la riduzione del personale e dei loro stipendi (Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo e Lettonia).
Il Rapporto evidenzia come l'autonomia universitaria - laddove esistente - abbia prodotto effetti benefici e consentito agli Atenei di distribuire strategicamente i fondi disponibili, in vista del raggiungimento della loro missione istituzionale. Il finanziamento privato è destinato, in tempi di crisi economica, a giocare un ruolo sempre più essenziale nella costruzione di strategie sostenibili per lo sviluppo del sistema universitario. In molti Paesi è forte il dibattito sull'aumento delle risorse private, originate da una maggiore contribuzione studentesca, nella convinzione che l'istruzione debba continuare a essere considerato un bene pubblico. Ciò nonostante il Regno Unito ha deciso di triplicare l'ammontare delle tasse (seppure mitigato da ammortizzatori sociali), Svezia e Finlandia hanno introdotto tasse per i cittadini stranieri non comunitari e i Paesi Bassi stanno considerando la possibilità di aumentare le tasse a chi impiega più tempo per terminare gli studi.
Clicca qui per leggere il comunicato stampa dell'EUA
Per leggere il Rapporto:
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