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Più di un giovane su quattro non riesce a trovare lavoro, con il doppio delle probabilità di essere disoccupato rispetto a un lavoratore di età media. È questa la tendenza che accomuna i Paesi più industrializzati dell'area OCSE. Il difficile inserimento dei giovani nel mondo produttivo origina puntuali dibattiti di esperti e di politici sulle possibili cause del fenomeno e sulle necessarie misure da adottare per arginarne le drammatiche conseguenze.
Secondo il Rapporto OCSE Boost jobs and skills è fondamentale investire nei giovani per evitare di creare una generazione che rischia di essere a lungo esclusa dal mercato del lavoro. I giovani dell'ultimo decennio faticano a trovare un lavoro dopo aver terminato il periodo formativo, ottengono salari meno retribuiti e avvertono difficoltà più durature nell'inserimento sul mercato del lavoro rispetto a quelli che iniziarono lo stesso tipo di attività alla fine degli anni Novanta. In campo europeo l'EACEA (Education, Audiovisual & Culture Executive Agency) suggerisce l'adozione di new skills for new jobs e ha diffuso a dicembre un documento di sintesi sulle specifiche iniziative attivate al riguardo dagli Stati membri.
In Italia lo scorso 25 gennaio è stato presentato dai Ministri competenti (Lavoro, Istruzione-Università e Ricerca, Gioventù) lo stato di attuazione del Piano di azione per l'occupabilità dei giovani, lanciato nel 2009, e che per il 2011 dispone di uno stanziamento complessivo pari a circa un miliardo di euro[1] oltre alle risorse messe a disposizione dalle Regioni direttamente o ad esse trasferite dal Governo.
Tra le misure previste, che interessano più da vicino il mondo dell'Università, oltre alle azioni di sostegno all'imprenditorialità giovanile e alla diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro e della previdenza sociale, figurano: il monitoraggio (tramite il Sistema Informativo Excelsior) per il breve e lungo periodo delle professioni richieste dal mercato del lavoro e di quelle in esso disponibili; l'integrazione scuola-università-lavoro, che introdurrà l'utilizzo del contratto di apprendistato di 3°livello (o di alta formazione) diretto all'acquisizione di titoli di studio, compresi i dottorati di ricerca, per i giovani in età superiore ai 18 anni, attraverso il "Progetto FIXO" di Italia Lavoro; un nuovo regolamento per i dottorati di ricerca (in virtù degli articoli 19-21 della Legge n. 240/2010, la legge "Gelmini"), con la finalità di potenziare non solo i percorsi accademici, ma anche i canali di i
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