Alla vigilia degli avvenimenti che stanno sconvolgendo i paesi del Magreb Universitas ha dedicato il numero dello scorso dicembre alla "Cooperazione in Medio Oriente e Nord Africa". Riteniamo di grande interesse riportare il pensiero del Presidente Giorgio Napolitano, intervistato dal giornalista tedesco Thomas Schmid in occasione della visita di stato a Berlino.
L'Europa, ora, che cosa può fare?
«Dobbiamo beninteso rispettare l'autonomia di questi Paesi. Devono decidere loro stessi quale strada prendere. Non possiamo comunque che sostenere un processo di transizione ordinata che porti a elezioni democratiche. E dobbiamo sforzarci di avviare una forte politica euro-mediterranea, nello spirito del processo di Barcellona».
... che non è però poi granché. L'Unione per il Mediterraneo di Sarkozy, certamente un'ottima idea, finora è risaltata solo per la sua inerzia.
«Effettivamente non è andata molto lontano, ora ha bisogno di un rilancio».
La causa della debolezza è dovuta al fatto che l'Unione Europea consideri meno importante il Mediterraneo?
«Sarebbe un grave errore ritenerlo insignificante. In effetti, vediamo proprio adesso quali sono le realtà e i fermenti che in esso si muovono. Con l'allargamento a Est, l'Unione Europea è diventata certamente più lontana dal Sud. Ma non vi deve essere alcuna contraddizione fra la dimensione nordica e orientale dell'Europa e quella mediterranea. Entrambe sono elementi di una comune politica estera dell'Europa. Ce ne dobbiamo rendere nuovamente conto. E non si dovrebbe dimenticare che il Mediterraneo rimarrà una cerniera importantissima per i rapporti dell'Occidente con le nuove potenze emergenti in Asia e in Sudamerica. Il Mediterraneo non è un'area politica di importanza minore. E l'Unione Europea può essere un riferimento essenziale per il futuro sviluppo nell'Africa settentrionale».
L'Europa ha la forza per diventare un global player come gli Stati Uniti o anche come la Cina?
«Qui la mia risposta è chiarissima. O l'Europa diventerà un global player - o cade nell'irrilevanza. Non esiste un qualsiasi Paese europeo che, da solo, possa assumere, in futuro, un ruolo sulla scena della politica globale. Abbiamo da un lato potenze emergenti come il Brasile, l'India e la Cina, e dall'altro grandi protagonisti storici come gli Usa. Solo se noi europei parliamo con una sola voce peseremo nella politica globale. Altrimenti rischiamo di scivolare ai margini della politica globale»
(Fonte: La Stampa, 24 febbraio 2011)