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Un'accurata indagine sul sistema educativo elvetico è fornita dal recente studio dell'OCSE Raising Education Outcomes in Svitzerland, pubblicato ad inizio febbraio 2011, che formula utili suggerimenti per rendere più incisivi i risultati ottenibili.
Emerge in particolare che il sistema d'istruzione superiore svizzero gode di un'ottima reputazione a livello internazionale, come testimoniano il posizionamento elevato nei ranking internazionali, l'elevato tasso di pubblicazioni scientifiche (uno dei più alti in ambito OCSE) e la qualità della ricerca scientifica. Il tasso dei laureati, che nell'ultimo decennio ha cominciato debolmente ad aumentare, risulta invece meno elevato rispetto a quello di altri Paesi OCSE ad alto reddito ed una relativa crescita potrebbe avere effetti benefici sulla produttività economica del Paese.
Secondo il rapporto, la segmentazione degli istituti in strutture distinte assoggettate a giurisdizioni differenti e spesso strettamente legate alla politica locale, ha condotto alla parcellizzazione del sistema e ad una conseguente crescita dei costi. È prevista l'istituzione di un'Agenzia di valutazione indipendente, che opererà per migliorare il rapporto costo/efficacia del servizio formativo, e la creazione di strutture in grado di svolgere compiti di unione tra le diverse realtà territoriali elvetiche.
Ottimo il tasso di occupabilità dei laureati, senza significative differenze peraltro da quello relativo ai diplomati dell'istruzione secondaria professionale di 2° grado, settore scolastico molto sviluppato in Svizzera e finanziato in larga misura dalle stesse aziende che utilizzano i tirocinanti. Solo l'11% dei giovani in età tra 20 e 29 anni non studia o non lavora e anche gli stipendi iniziali sono tra i più elevati dei Paesi OCSE. Così come, per effetto delle politiche che favoriscono l'immigrazione di lavoratori altamente qualificati, la percentuale dei laureati risulta più alta tra gli immigrati di prima generazione rispetto ai nazionali.
Le criticità del sistema dell'istruzione superiore riguardano soprattutto: il finanziamento pubblico che, privilegiando le fasi finali del percorso formativo, ingenera dubbi sull'efficienza ed equità di tale scelta[1]; i meccanismi di orientamento precoce, adottati già nel I ciclo dell'insegnamento secondario, che indirizzano le scelte formative future, comprese quelle del proseguimento degli studi a livello di formazione terziaria; l'elevato tasso di abbandoni (circa il 30%) e la permanenza negli studi universitari più lunga del dovuto, nonostante gli Atenei godano di una buona autonomia nel determinare gli organici e distribuire i finanziamenti ricevuti; lo scarso incoraggiamento alla mobilità studentesca tra i vari Cantoni, dovuto spesso alle difficoltà di convalida dei crediti e al volume poco elevato dei prestiti e delle borse a livello cantonale, che fa preferire agli studenti di rimanere a casa e iscriversi nelle Università più vicine piuttosto che affrontare i forti costi per l'alloggio e il mantenimento altrove.
Maria Luisa Marino
[1] Il finanziamento pubblico, in assenza del sostegno economico elargito nella stessa proporzione a tutti i l
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