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Nel notiziario statistico n. 1/2011, pubblicato a febbraio dal MIUR, sono stati pubblicati i dati relativi all'ammontare stanziato nel 2010 per la ricerca scientifica: complessivamente € 8.314,7 milioni, pari allo 0,54% del PIL (-1% in valore assoluto rispetto al 2009). Circa il 37% è stato destinato alla ricerca universitaria, poco meno del 15% alla ricerca nel campo sociale e il 9,6% a quello della salute. Il MIUR da solo ha contribuito per il 66% dell'intero stanziamento (€ 5.473,12), di cui il 56% assegnato alla ricerca universitaria e il 12% destinato al settore della ricerca spaziale.
L'entità delle somme stanziate è stata utilizzata, in ottemperanza al Regolamento della Commissione Europea n. 753/2004, per calcolare l'indicatore GBAORD (Government Appropriations and Outlays for Research and Development), che misura in campo internazionale le intenzioni di spesa per la ricerca scientifica.
Nell'ottica comparata tra i 27 paesi dell'Ue, il valore italiano si è notevolmente ridotto tra il 2007 e il 2010 (-7,6% milioni di euro). L'Italia si è collocata al di sotto della media comunitaria soprattutto per le seguenti aree: Promozione della ricerca di base, Difesa, Agricoltura e Trasporti. Ha superato i valori medi nei comparti di Sistemi, strutture e processi politici e sociali e in quello di Produzioni e tecnologie industriali. Nel 2009 in tutti i 27 Paesi UE si è registrato un calo complessivo dell'1,15% rispetto all'anno precedente con un picco particolarmente negativo registrato in Spagna (circa -28% rispetto al 2008). Francia, Germania e Regno Unito hanno contribuito per oltre la metà dello stanziamento complessivo comunitario e la quota della sola Germania è pari al 24%, il doppio del valore italiano (11%).
Dai dati pubblicati risulta di particolare attualità il monito lanciato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita lo scorso 4 marzo al CERN di Ginevra. Oltre ad incoraggiare l'impiego di risorse private nella ricerca, il Capo dello Stato ha esortato, pur in una fase di restrizioni, a non effettuare troppi tagli alla spesa pubblica, "per non sacrificare con la ricerca gli investimenti nel nostro futuro, nel futuro della nostra società, delle nostre giovani generazioni e della nostra scienza".
Maria Luisa Marino
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