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Tra gli approfondimenti del XIII Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati 2009, presentato il 10 marzo a Bologna, sono state fornite valide indicazioni sulla sempre discussa "fuga di cervelli". Universitas ha di recente trattato il tema dal punto di vista opposto, partendo dalla legge approvata a fine dicembre sugli incentivi fiscali per il rientro in patria dei ricercatori e lavoratori italiani all'estero.
Dai dati del Consorzio interuniversitario AlmaLaurea è emerso che i laureati specialistici biennali del 2009 con cittadinanza italiana che, a un anno dal titolo, lavorano all'estero sono il 4,5% (erano il 3% quelli laureati nel 2008 a un anno di distanza dal conseguimento del titolo). Il gruppo maggiormente numeroso dei laureati di secondo livello del 2009 che lavorano all'estero è stato quello d'ingegneria (29%), seguito dal linguistico (16,5%), economico-statistico (16%) e politico-sociale (12%).
Ad un anno dalla laurea il 48% degli italiani occupati all'estero ha un lavoro stabile, mentre in Italia i laureati magistrali occupati dopo un anno dal titolo sono il 34%. Una delle cause di questo squilibrio sta nel fatto che all'estero si riscontra una minore diffusione del lavoro autonomo e una maggiore presenza di tipologie contrattuali a tempo indeterminato (vedi Tabella).
Il 70% dei laureati magistrali italiani occupati all'estero è impiegato nel settore dei servizi: in particolare nei rami dell'istruzione e della ricerca (19%), del commercio (10%), delle consulenze (10%) e dell'informatica (8%). Le retribuzioni mensili nette sono più alte per chi si è trasferito all'estero (1.568 euro contro i 1.054 euro di chi è rimasto in Italia), ma tali cifre sono da mettere in relazione con il diverso costo della vita negli altri paesi.
La conclusione a cui giungono i redattori del rapporto è che "per ogni cervello che entra ne esce uno e mezzo". Il problema non è tanto nella mobilità in uscita, quanto nei flussi d'entrata. La ridotta presenza di studenti esteri nel nostro sistema universitario dovrebbe far riflettere sul modesto grado di attrattività complessivo del nostro sistema paese, con il risultato del perpetuarsi di un gravoso saldo negativo.
Per leggere il rapporto completo, clicca qui.
Danilo Gentilozzi
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