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Solo dopo che il Ministero della Salute l'ha concordato con la rappresentanza della Conferenza della Regioni viene ogni anno determinato il fabbisogno formativo di medici, odontoiatri e veterinari, fornendo al Ministero dell'Università gli elementi utili a definire il numero e la ripartizione dei posti e dei corsi per ogni professione sanitaria nelle 40 Università in cui sono attivati 470 corsi. Negli ultimi anni diventano sempre più frequenti le lamentele sull'insufficiente numero di posti messi a bando dalle Università, tanto che a interessarsene sono stati sia il Parlamento che l'Antitrust.
Per Medicina, rispetto alla media di 7.500 posti annui degli ultimi 14 anni, durante i quali il totale è stato di 104.000 invece dei 130.000 stimati necessari con il turnover al 2,7%, per il prossimo anno accademico 2011-12 si dovrebbe arrivare ad una offerta di almeno 11.000 posti, ovvero l'aggiunta di 1.500 ai 9.500 dello scorso anno. Senza questo aumento non si scalfirebbe la carenza di 26.000 medici (-21%), con media annuale di quasi 2.000, che farà sentire gli effetti negativi a partire dal 2015, quando si esaurirà la cosiddetta "pletora" di medici maturata dagli anni ''70-80.
Per gli Infermieri è evidenziata in un'interrogazione parlamentare la carenza di 60.000 unità. Nella risposta il Ministro ha chiarito che nel corso degli ultimi 4 anni si è passati dagli 8.650 nuovi posti del 2006-07 ai 16.366 del 2010-11, quindi il doppio. Ma, come è noto, il fabbisogno di infermieri che da anni viene indicato sia dalle Regioni che dall' IPASVI è attorno ai 22.000 e la soluzione proposta resta quella di mettere a bando il doppio dei circa 10.000 posti di Medicina, per arrivare quindi a soddisfare il fabbisogno formativo di 20.000 infermieri.
Da più parti si sostiene che i circa 800 posti messi a bando annualmente ad Odontoiatria sarebbero insufficienti a soddisfare la domanda incalzante di oltre 20.000 candidati. In effetti, basandosi sul calcolo del turnover al 3% su 56.000 fra Odontoiatri e Medici Specialisti, i posti da assegnare annualmente dovrebbero essere circa 1.600, ovvero il doppio di quelli attuali, come sostiene anche l'Antitrust nella segnalazione inviata al Senato il 21 aprile 2009.
Di conseguenza, il mancato ampliamento dei posti ha portato nel corso degli anni alla fuga degli studenti italiani esclusi dai test d'ingresso verso Università straniere, come Spagna, Ungheria e Romania, sollevando sia dubbi sulla qualità degli studi che critiche con la richiesta di "bloccare gli studenti furbi che si laureano all'estero". Per approfondimenti vedi il sito www.ildentale.it. Tuttavia, la problematica emerge ancora prima di conseguire il titolo, perché alcuni studenti, dopo aver superato il primo anno di studi all'estero chiedono il trasferimento nelle Università italiane, riuscendo a vincere anche la vertenza legale. È quanto si è verificato recentemente per l'Università dell'Aquila che a novembre 2009, dopo aver accettato la richiesta di trasferimento dalla Romania di uno studente, ha dovuto respingerla su richiesta del Ministero dell'Università, ma alla fine ha dovuto accoglierla in osservanza di una sentenza del TAR Abruzzo che riconosceva il diritto dello studente a trasferirsi dall'Università romena.
La Redazione (aprile 2011)
(Fonte: Mail Mastrillo n. 3, marzo 2011)
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