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Il “mercato dei talenti” a livello mondiale nel settore dell’istruzione superiore
Dossier
 


In un recente dossier del settimanale online University World News (n. 167 del 17 aprile 2011) si analizza, per ogni singolo continente, il fenomeno della "fuga di cervelli" nel campo dell'istruzione superiore. Viene introdotto il concetto di "mercato dei talenti" (talent trade) in quanto nella realtà mondiale non esiste soltanto la fuga dei migliori talenti da un paese all'altro (brain drain), ma anche l'aumento (brain gain) tramite la circolazione (brain circulation), lo scambio (brain exchange) e il ritorno dei talenti in patria (brain train).

L'aumento delle tasse e della disoccupazione sono le cause principali di attrattività del fenomeno della mobilità internazionale. Non sono però soltanto i fattori economici a determinare tale attrattività: grande importanza rivestono anche gli aspetti culturali del paese di provenienza e di quello verso cui si è orientati, nonché i legami familiari eventualmente presenti su un determinato territorio. Nel Regno Unito alcuni studiosi hanno previsto che l'aumento delle tasse sarà uno dei fattori cardini della riduzione nel numero di laureati, in quanto le classi più povere saranno disincentivate a far proseguire gli studi ai propri figli (H. Swain, UK: Fees and unemployment make mobility attractive).

In Asia, e specialmente in Cina, prevale una politica governativa che si pone come obiettivo il rientro dei cervelli più brillanti dall'estero. Uno dei più recenti programmi nazionali ha l'obiettivo di far tornare in patria almeno mille studiosi di chiara fama internazionale che vivono all'estero mediante la costituzione di un centinaio di centri svolgenti attività di ricerca e innovazione. I problemi sono di vario tipo: al programma hanno risposto gli studiosi meno desiderati in patria; gli stipendi non sono allo stesso livello di quelli percepiti all'estero; incentivando e favorendo il ritorno dei talenti dall'estero si crea una disparità di trattamento con quei futuri talenti già presenti sul territorio (P. Altbach e W. Ma, ASIA: Getting graduates to come home is not easy).

Negli Stati Uniti il problema principale è la partenza dei talenti migliori verso il loro luogo di nascita. Si parla in questo caso di reverse brain drain, una sorta di fuga di cervelli al contrario. Per molto tempo gli Stati Uniti hanno beneficiato dell'apporto scientifico di studiosi e scienziati provenienti dall'Europa o da paesi quali India, Cina e Australia per sviluppare un livello economico generale di benessere. Il ritorno in patria dei migliori talenti potrebbe avere un impatto economico importante sia per i paesi che riaccolgono i loro talenti, sia per un paese come gli Stati Uniti che su di loro aveva investito tempo e denaro (A. Moodie, US: Reverse brain drain takes off).

In Africa la situazione è di difficile soluzione. Si calcola che quasi trenta milioni di africani vivano all'estero e creino legami permanenti che non consentono il ritorno in patria. Ulteriore problema è il fatto che la migrazione sia un fenomeno che riguarda soprattutto quei lavoratori "istruiti", ovvero coloro che hanno un'alta formazione professionale e culturale: tra i professionisti, sono i medici a lasciare per primi il continente e ciò è una delle cause del degrado sanitario di alcune zone dell'Africa. Secondo le stime, sono i paesi piccoli, a basso reddito e costantemente in guerra ad avere i tassi d'emigrazione più alti dell'intero continente: la Liberia, per molto tempo dilaniata da una guerra interna, ha un tasso d'emigrazione pari al 42%; Capo Verde, paese molto piccolo, ha un tasso d'emigrazione pari all'82% (K. MacGregor, AFRICA: Limit costs, raise benefits of skills flight). Sono problemi che non possono essere risolti solo con un incentivo al ritorno dei migliori cervelli, ma con politiche in grado di disincentivare la partenza verso altri paesi o con progetti di ricerca e innovazione in partnership con aziende conosciute a livello mondiale: è il caso di un progetto chiamato UNESCO - HP Brain Gain Initiative che si rivolge a istituti d'istruzione superiore e di ricerca appartenenti ai paesi Arabi e Africani (M. Bellon, L. Simionescu, AFRICA: Research networks project promotes brain gain).   

 
Danilo Gentilozzi
(maggio 2011)

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