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Il 53% dei giovani europei (uno su due) è disponibile a trasferirsi in un altro Stato dell'Unione per motivi di studio o di lavoro, il 28% per un periodo di tempo limitato piuttosto che per uno lungo (25%). È uno dei dati emersi dall'ultima Indagine Flash Eurobarometro, destinata a valutare lo stato attuativo della Strategia Youth on Move, presentata a Bruxelles lo scorso 13 maggio, all'immediata vigilia della Settimana europea della gioventù 2011 (15/21 maggio).
L'identikit del giovane "in movimento" evidenzia che un europeo su 7 (14%) in età tra 15 e 19 anni, ha dichiarato di aver trascorso un periodo all'estero - o di trovarsi all'estero al momento dell'indagine - per istruzione o formazione (con una proporzione oscillante tra il 3% in Turchia, il 39% a Cipro e il 41% in Lussemburgo): di essi quasi la metà (il 43%) lo ha fatto per seguire corsi di istruzione superiore. I giovani adulti in possesso di diplomi d'istruzione universitaria e quelli che frequentano ancora corsi di tale tipologia formativa sono i più rappresentati tra coloro che spesso affermano di aver trascorso un periodo all'estero, con il conseguente allargamento delle competenze (capacità di parlare fluentemente una lingua straniera, consapevolezza culturale, adattabilità e competenze interpersonali).
Esiste tuttavia un profondo divario tra il diffuso desiderio giovanile di lavorare all'estero e l'effettiva mobilità delle forze di lavoro (meno del 3% della popolazione attiva europea vive attualmente fuori dei propri confini nazionali): la mancanza di mezzi economici rappresenta il principale ostacolo all'espatrio, seguita a ruota (25%) dagli impegni di famiglia, che scoraggiano maggiormente le donne. D'altra parte circa i due terzi di chi ha studiato all'estero ha affermato di aver attinto prevalentemente alle proprie finanze o ai propri risparmi ; il 15% ha beneficiato di programmi comunitari, quali Erasmus (che nel 2009/10 ha consentito la mobilità universitaria a più di 210.000 giovani europei). È invece più differenziata, a seconda del Paese di origine, la percentuale di coloro che hanno ricevuto prestiti o borse di studio nazionali o regionali per finanziare il loro periodo all'estero: si va dalla Norvegia (53%) in testa a questa speciale classifica, agli ultimi posti tra cui figura l'Italia (14%) e che precede di qualche posizione la Lituania (2%), in coda al gruppo.
Il Rapporto, realizzato mediante interviste telefoniche a 57.000 giovani europei in formazione dei 27 paesi Ue più Norvegia, Islanda, Croazia e Turchia, ha analizzato anche la capacità attrattiva degli studi universitari, compiuti nei Paesi di origine degli interpellati (i più soddisfatti in Turchia, Slovacchia, Norvegia, Islanda e Danimarca mentre minore soddisfazione è stata espressa in Grecia, Francia, Lituania e Italia) e la validità dell'orientamento agli studi superiori, ritenuta più soddisfacente in Finlandia, Belgio e Bulgaria piuttosto che in Francia, Grecia e Italia.
Nel Rapporto sono state fornite, inoltre, preziose indicazioni sulla mobilità giovanile riguardo all'istruzione e al lavoro, le opinioni dei giovani sui diversi sistemi di istruzione e le loro principali preoccupazioni in merito alla ricerca di un lavoro, che potranno risultare utili in sede europea nell'adozione delle prossime iniziative, destinate ad ammodernare l'istruzione superiore e le politiche giovanili in generale.
Leggi il comunicato stampa sul sito dell'Unione europea.
Scarica il Rapporto.
Maria Luisa Marino
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