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Il 19° Rapporto annuale ISTAT sulla situazione del Paese nel 2010, presentato lo scorso 23 maggio nell'Aula della Lupa di Montecitorio, con l'aiuto di tabelle e analisi documentate, disegna un ritratto incerto del quadro economico - sociale nazionale.
A causa della peggiore crisi economica verificatasi dal secondo dopoguerra e che ha interessato a livello globale tutti i Paesi più industrializzati, l'Italia ha pagato un prezzo elevato in termini di produzione e di occupazione, riuscendo a limitare l'impatto sociale ed evitare crisi sistemiche analoghe a quelle registrate altrove. L'Italia però appare ancora vulnerabile e mostra maggiori difficoltà nella fase di ripresa, che timidamente ha cominciato a segnare un'inversione di tendenza all'inizio del 2011.
Il tasso generale di disoccupazione continua a rimanere inferiore alla media europea. I giovani nella fascia di età 18-29 anni (diplomati o laureati) e le donne sono stati coloro che hanno pagato in misura più elevata le difficoltà economiche, con prospettive sempre più incerte di rientro sul mercato del lavoro. Come nel 2009, neanche l'istruzione più elevata è riuscita ad offrire ai giovani un sicuro baluardo contro gli effetti della crisi: il tasso di occupazione dei laureati è calato di quasi due punti percentuali, passando nell'ultimo anno dal 50,6% al 48,5%. Una quota sempre più alta di giovani scivola verso l'inattività prolungata, vissuta il più delle volte nella famiglia di origine e verso bassi livelli di integrazione sociale, soprattutto da parte degli appartenenti a classi sociali meno agiate.
Ha ripreso numericamente ad aumentare l'allarmante fenomeno dei cosiddetti giovani NEET (Not in education, employment or training): solo la Spagna supera come noi il 20%, mentre la media UE è del 14,7%. Così, dopo un periodo di lieve regressione registrata nel periodo 2005/06, si sono aggiunte ulteriori 134.000 unità alla nutrita schiera dei 2 milioni di giovani che, come reazione allo scoraggiamento provocato dalle passate difficoltà incontrate per inserirsi nel mercato del lavoro, non cercano né un'occupazione né di migliorare la loro formazione. Una massa "grigia", la cui ampiezza è ormai simile a quella dei disoccupati propriamente detti, composta più da maschi che da donne, più residenti al Sud che al Nord e in prevalenza costituita da coloro che hanno conseguito il solo diploma di licenza media.
La difficile situazione italiana va collocata, in campo comunitario, nell'ambito della Strategia Europa 2020, che ha sostituito quella di Lisbona nel delineare le grandi direttrici politiche per stimolare lo sviluppo sostenibile e l'occupazione nell'Unione Europea. In particolare tra i cinque obiettivi fissati, l'Italia risulta in posizione intermedia nell'ideale graduatoria relativa alla spesa per Ricerca e Sviluppo (1,23% - rispetto alla media europea di poco inferiore al 2%), con un minor distacco, grazie al tasso medio annuo di crescita del 7,9% della spesa delle imprese italiane, impiegata in tali attività nel periodo 2000/2008.
Nonostante l'introduzione dei nuovi cicli universitari, che negli ultimi anni hanno aumentato la produzione di laureati, è invece ancora piuttosto lontano (-12%) l'obiettivo del 40% della popolazione in età 30/34 anni con un titolo universitario o equivalente; a tale proposito, rimane ancora forte il divario territoriale (a sfavore del Mezzogiorno) e quello di genere (a sfavore delle donne).
Scarica il rapporto completo, la scheda sintetica e le tabelle statistiche a questo indirizzo: http://www.istat.it/dati/catalogo/20110523_00/
Maria Luisa Marino (giugno 2011)
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