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Nelle prime 100 posizioni dei ranking internazionali non compare nessuna delle circa 1.500 università situate in 57 Paesi islamici. È uno dei temi di cui si è discusso a Beirut (20-23 giugno) nel convegno "Establishing a space for higher education in the Islamic world", organizzato dalla Federation of the Universities of the Islamic World insieme all'Islamic Educational, Scientific and Cultural Organisation.
Tra le possibili soluzioni, quella di favorire il reciproco riconoscimento dei titoli tra le università, lo scambio di informazioni e la mobilità di studenti e ricercatori per costruire uno spazio dell'istruzione superiore nei paesi islamici. Una delle tappe per arrivare a un sistema di istruzione omogeneo è la realizzazione di un quadro comune delle qualifiche in modo da semplificare il riconoscimento dei titoli e la loro equivalenza. Inoltre, le università stanno studiando un sistema di titoli congiunti da rilasciare agli studenti che frequentano più di un ateneo nei paesi islamici.
Secondo Hassanuddeen Abd Aziz, direttore del Centre for Postgraduate Studies nell'International Islamic University Malaysia, «queste procedure sono simili al Processo di Bologna per la creazione dello Spazio europeo dell'istruzione superiore. Il sistema deve essere avviato gradualmente e deve andare di pari passo con la riforma delle università islamiche, perché abbiamo bisogno di una rete di università forti, non di una moltitudine di atenei deboli».
Per cercare di promuovere la costituzione di questo spazio universitario comune, è stato pubblicato l'OIC Education Directory a cura dell'Organisation of the Islamic Conference business centre per diffondere informazioni sulle istituzioni e i corsi offerti negli atenei islamici.
I ministri dell'Istruzione dei 57 Stati islamici, intanto, si sono accordati su un sistema comune di valutazione per promuovere l'innovazione e la qualità nei loro atenei. I criteri di valutazione prendono in esame: risultati nel campo della didattica (35%) e della ricerca (50%), apertura internazionale (7%), attrezzature e servizi (3%), impatto socio-economico (5%).
Hilmi Salem, direttore dell'Applied Sciences and Engineering Research Centres nella Palestine Technical University ha mostrato però qualche perplessità, perché ritiene che il sistema ricalchi i tanti ranking universitari ma dia poca importanza all'impatto socio-economico delle università: ovvero quello che farà la differenza nello sviluppo della società.
Isabella Ceccarini
(Fonte: University World News del 3 luglio 2011, ISLAMIC STATES: Space for higher education planned)
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