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Giovani, prevalentemente donne, studiano materie quali business e management, ingegneria, lingue e scienze sociali. Questo il ritratto che emerge con chiarezza dall'analisi degli ultimi due sondaggi lanciati dall'Erasmus Student Network. Ogni anno l'associazione studentesca effettua un'indagine conoscitiva sulle condizioni degli studenti in mobilità, per avere una panoramica completa e poter rappresentare al meglio le loro esigenze.
Curiosi e attivi, desiderano raccogliere il maggior numero possibile di informazioni sul programma prima della partenza e le chiedono agli studenti della propria università (43,7%), all'Ufficio relazioni internazionali (19,9%) e infine ai propri docenti (15,8%). Molto utilizzate sono anche le pagine web degli atenei, consultate dal 73% degli universitari, che lamentano, tuttavia, il problema delle barriere linguistiche (4,7%): spesso i siti sono disponibili solo nella lingua madre e, se tradotti, non hanno la stessa accuratezza del testo originale.
Prediligono mete quali la Spagna (11,7%), la Germania (10,8%), la Francia (10,0 %) e l'Italia (9,5%), dove risiedono mediamente sette mesi. Nella valutazione sulla possibile destinazione pesano la situazione economica e la tipologia di alloggio offerto dall'università. L'indagine del 2010 rileva, infatti, come il 25% degli studenti effettui la scelta sulla base dell'importo della borsa di studio. Coloro che riescono ad ottenerla (90%) arrivano a coprire meno del 60% delle spese totali e per le restanti vengono aiutati dalla famiglia (80%) o attingono ai risparmi personali (51%). Il 10% dichiara di non avere i fondi necessari per sostenere le esigenze di base durante la permanenza all'estero, motivo per cui alcuni di loro (12%) cercano un lavoro nel paese ospitante, con gli studenti polacchi, rumeni e italiani in testa alla classifica. L'alloggio, ulteriore elemento di valutazione, spinge la quasi totalità (83%) a chiedere ragguagli per tempo all'Ufficio internazionale dell'università ospitante e agli studenti che hanno fatto la stessa esperienza in precedenza (11%).
Il livello generale di soddisfazione deriva da numerosi elementi, tra i quali spicca il livello dei corsi attivati presso l'ateneo che li ospita (62%). Come evidenzia l'indagine del 2010, gli studenti lamentano l'inesattezza o la mancanza d'informazioni su questi corsi, in particolar modo per ciò che concerne la disponibilità e la modalità di organizzazione degli stessi e il sistema di votazione. Tale insoddisfazione viene, però, compensata dalla vita sociale e dall'atmosfera della città e del paese ospitante (più dell'80% si dice soddisfatto o molto soddisfatto) e dal contatto con la cultura locale (79%).
I motivi che li spingono ad affrontare un periodo di studi all'estero sono innumerevoli. Tra i più citati il desiderio di "incontrare persone nuove" e la voglia di "migliorare le conoscenze accademiche", aspettative generalmente attese. Al termine dell'esperienza c'è in tutti la percezione di aver migliorato le proprie competenze: la consapevolezza interculturale (93%), la capacità di adattamento (91%), la flessibilità (87%), la tolleranza (78%), la risoluzione dei problemi (74%), le attitudini organizzative (71%), la capacità di lavorare in gruppo (62%), la creatività (59%) e l'abilità analitica (58%).
Emerge, in entrambe le indagini, il ruolo fondamentale delle organizzazioni studentesche e, in particolare, dell'ESN: un quarto degli studenti si rivolge all'associazione perché la conoscevano già prima della partenza (25,5%) o perché la conoscono durante il periodo di scambio (33,1%). Esprimono grande soddisfazione per le attività organizzate apprezzando, in particolar modo, gli incontri informali, le attività sociali, le gite, le visite e le settimane di benvenuto e orientamento.
Leggi le indagini 2009 e 2010 sul sito dell'ESN.
Per saperne di più, consulta il sito italiano dell'ESN.
Sui dati relativi agli studenti Erasmus vedi anche un articolo di Maria Luisa Marino nel sito Universitas.
Elena Cersosimo (luglio 2011)
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