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Gli studenti di una nazione si rivolgono ad università di altri paesi, non più per accedere a un ateneo prestigioso, ma in cerca di atenei a prezzi contenuti. Il fenomeno, messo in luce anche nella VI indagine Eurostudent, riguarda sia l'Italia che altri paesi europei.
In particolare, si avverte in paesi che prima d'ora non lo avevano mai sperimentato, come la Gran Bretagna. Forti di eccellenti atenei, gli inglesi in passato lasciavano la propria nazione solo per destinazioni quali l'Australia o gli Usa. Oggi molti scelgono altre mete perché non trovano posto nell'università desiderata o perché preferiscono non assumere un debito che peserà a lungo sulle loro spalle: con il nuovo sistema di finanziamento universitario che entrerà in vigore nel 2012-2013, infatti, ogni corso di studio potrà costare fino ad un massimo di 9.000 sterline (10.250 €), contro le attuali 3.300. Sono disponibili borse di studio e prestiti statali per gli studenti meno abbienti, restii, tuttavia, ad appesantire ulteriormente la propria situazione economica.
In Austria il numero eccessivo di stranieri suscita riserve, dove la politica di porte aperte, un trattamento economico agevolato e la lingua comune hanno determinato un notevole aumento di studenti tedeschi. Se, infatti, il 20% del totale degli studenti è di origine straniera, il 34% è costituito da tedeschi e la percentuale sale fino al 50% in alcuni centri universitari. Nonostante l'inclinazione all'internazionalizzazione, le autorità universitarie sollevano dubbi sulla possibilità di chiedere ai propri contribuenti di finanziare l'istruzione superiore degli studenti stranieri.
Per arginare un'invasione senza precedenti, il ministro scozzese dell'Istruzione ha suggerito che sia lo studente a pagare la propria iscrizione. La politica universitaria scozzese prevede l'iscrizione gratuita per i residenti in Scozia, quindi più esposta al rischio di un assalto da parte degli studenti inglesi. È stato proposto che gli atenei decidano l'importo dell'iscrizione in una scala che va dalle 1.800 alle 9.000 sterline, importo che dovrebbe aggirarsi intorno alle 6.375 sterline secondo un gruppo di lavoro formato dai rappresentanti del governo e delle università. I partiti d'opposizione sono contrari alla proposta, che giudicano una forma di ostruzionismo nei confronti degli studenti del Regno Unito.
In Spagna, dove gli importi delle iscrizioni si equivalgono in tutti gli atenei, la mobilità studentesca non è stata mai originata da motivi economici. Oggi il costo di un corso varia tra i 900 e i 1.400 euro, cifra con cui viene coperto il 12% della spesa reale. Una percentuale così bassa si traduce in un finanziamento insufficiente in un contesto di crisi come quello odierno. Si ripropone il tema dell'aumento del costo delle iscrizioni, che accende da sempre un controverso dibattito: se c'è chi considera ingiusto sovvenzionare tutti in maniera paritaria, altri evidenziano la necessità di aiutare gli studenti delle classi medie, cui non è possibile accedere alle borse di studio statali. Il governo catalano propone che ciascuna comunità decida autonomamente gli importi delle iscrizioni e auspica l'apertura di un dibattito con tutti i settori implicati per stabilire assieme la percentuale da far pagare agli studenti che, in ogni caso, non dovrebbe eccedere il 30%.
Elena Cersosimo (novembre 2011)
(Fonte: www.aceprensa.com 17 ottobre 2011)
Sulla VI indagine Eurostudent, vedi l'articolo Indagine Eurostudent: nonostante la crisi, studenti più impegnati nello studio e buona disposizione alla mobilità su questo sito.
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