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Per festeggiare i cinquant'anni dell'OCSE, l'annuale pubblicazione Factbook 2011/12, che fornisce un ricco panorama globale dei principali indicatori economici, sociali, ambientali ed educativi, ha dedicato un intero capitolo alle statistiche più importanti relative a questo periodo di tempo. Riferendosi in particolare all'istruzione universitaria, le statistiche hanno evidenziato come dalla fine degli anni 90 sia quadruplicato il numero degli studenti internazionali, passati da 0,8 milioni nel 1975 a 3,7 milioni nel 2009. La tendenza riflette la mondializzazione delle economie e la crescita, seppur meno tumultuosa, degli accessi all'istruzione superiore. Lingua, considerazioni culturali, qualità dei programmi didattici, prossimità geografica e similitudine tra i sistemi di studio sono risultati i fattori più determinanti nelle scelte studentesche. L'attrattività delle varie sedi universitarie e in definitiva dei sistemi educativi è influenzata dalla reputazione didattica e dalle successive possibilità di occupazione nel paese prescelto. In Francia, una delle destinazioni europee più gettonate (58.419 stranieri nei primi 11 mesi del 2011 rispetto ai 50.656 del 2009), è stata recentemente avvertita la necessità di riaffermare la politica dell'accoglienza, contemperando la protezione occupazionale dei propri cittadini con l'attrattività, la competitività e la richiesta di competenze specifiche di alto livello da parte del mondo produttivo. (Approfondimento) Gli studenti stranieri iscritti nei paesi industrializzati riuniti nel forum del G20 rappresentano l'83% del totale (quelli dell'area OCSE il 77% mondiale). I Paesi europei (38%) e gli USA (23%) sono più accoglienti che esportatori. La forte presenza di studenti internazionali determina anche un impatto significativo sui tassi di diploma: ad es. il tasso dei laureati in Australia si abbassa di ben 15 punti percentuali escludendo i non residenti. Secondo un'indagine[1] condotta dall'International Working Group on Education (IWGE), molti Paesi utilizzano il sostegno all'accoglienza di studenti esteri come un mezzo per creare o rafforzare nuovi mercati: Francia (soprattutto con l'attribuzione di borse per dottorato di ricerca), Germania (tramite il DAAD), Regno Unito e USA (soprattutto per la ricerca) i maggiori donanti; Africa settentrionale e sub-sahariana, Medio Oriente ed Europa dell'Est le aree più beneficate. (Approfondimento) Gli indicatori statistici dimostrano l'utilità degli studi superiori, capaci di ampliare gli orizzonti culturali da utilizzare in un mercato mondializzato del lavoro. Negli ultimi anni è aumentata significativamente la popolazione adulta in possesso di titolo universitario. Nel 2009 è laureato oltre il 30% della popolazione in età 25/64 anni in più della metà dei Paesi OCSE e oltrepassa il 50% in Canada, Israele, Giappone, Nuova Zelanda e USA. Agli ultimi posti, con meno del 15%, un gruppo di Paesi che, oltre all'Italia, comprende Portogallo, Turchia, Argentina, Brasile, Cile, Indonesia, Arabia Saudita e Sud Africa. L'analisi delle tendenze a lungo termine del livello di scolarità mostra peraltro come i livelli formativi dei 25/34enni sono superiori rispetto a quelli di coloro che stanno per lasciare il mercato del lavoro (55/64 enni). Infine, la Corea guida la speciale classifica dei sistemi universitari più finanziati da fonti private (l'80% degli studenti è iscritto in Università private e più del 70% del budget è privato).
Luigi Moscarelli (31 gennaio 2012)
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