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È stato pubblicato l'8° Rapporto Eurydice "Key Data on Education in Europe 2012", un'analisi sull'evoluzione dei sistemi educativi adottati nell'ultimo decennio. L'indagine si articola in sette capitoli: contesto, strutture, partecipazione, risorse, personale docente e dirigente, processi educativi e livelli di istruzione, transizione al lavoro.
In Belgio, Paesi Bassi, Germania, Regno Unito e Italia si registra un preoccupante calo nella produzione di laureati (Scienze, Matematica e Informatica). Nel complesso, aumenta il numero dei laureati per gruppi di età: nel 2010 il 79% dei giovani in età tra 20 e 24 anni ha centrato l'obiettivo. In alcuni Paesi (Danimarca, Islanda, Cipro, Lussemburgo, Finlandia, Svezia e Norvegia) i 30-34enni laureati superano la soglia del 45%, in altri (Italia, Malta, Romania e Turchia) rimangono al di sotto del 20%. I più precoci all'approccio universitario già all'età di 18 anni sono registrati in Belgio, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Portogallo e Regno Unito; i più tardivi nella fuoriuscita dal sistema i Paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Svezia, Irlanda e Norvegia) dove il 10% dei 28enni risulta ancora iscritto.
Le donne rappresentano ovunque la componente studentesca più numerosa, soprattutto nelle aree dell'educazione (80%), di medicina (76%) e di lettere (69%), ma sono meno presenti nel settore scientifico (al di sotto del 50% in Italia, Portogallo e Romania) e nella docenza universitaria (il 50,5% nella sola Finlandia, i livelli più bassi in Ungheria, Malta e Slovenia). Nonostante un certo miglioramento, le laureate disoccupate sono più degli uomini. I laureati «si integrano sul mercato del lavoro due volte più rapidamente (in media 5 mesi) rispetto a chi è in possesso di una qualifica di livello inferiore» (mediamente 9,8 mesi). Anche se non sempre in posizioni lavorative consone al titolo conseguito (un laureato su cinque risulta sovra qualificato), la formazione ricevuta gioca comunque un ruolo importante per la permanenza in attività.
In alcuni casi, il reclutamento del personale docente rimane prerogativa delle autorità centrali o regionali, in altri (Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Regno Unito) rientra nella competenza delle singole istituzioni formative, maggiormente coinvolte anche nella valutazione e nella promozione dello staff accademico.
La determinazione numerica e le procedure di ammissione degli studenti risultano concentrate in alcuni casi nei poteri centrali, altre volte condivise con gli atenei ovvero da questi direttamente stabilite (Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi).
Ogni comportamento appare influenzato dalle disponibilità di bilancio nazionale, che incidono anche sulla gratuità o meno del servizio formativo erogato. Un finanziamento, mediamente assorbito per i due terzi dai costi del personale docente, che ovunque ha risentito della crisi economica, e che oscilla - per il segmento formativo più alto - dallo 0,8% al 2,2% del Pil (la sola Norvegia supera la soglia del 2%).
Maria Luisa Marino (23 marzo 2012)
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