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La fusione di più atenei, anche se difficile, è l'unica soluzione per essere competitivi, in Europa e nel mondo. È quanto affermato da Jean Marie Boisson, professore di Economia all'Università di Montpellier 1, al magazine online University World News. Boisson sottolinea i limiti del sistema universitario francese: inefficiente, disorganizzato, frammentario e con riforme che non risolvono i problemi.
L'università francese è divisa in Grandes Écoles e in Università vere e proprie. Le Grandes Écoles (comprese le facoltà di ingegneria, accademia militare, medicina, chimica e legge) nacquero nel 1793, dopo l'eliminazione delle università come effetto della rivoluzione francese. Le uniche università a rimanere in vita furono quelle con le facoltà di scienze e di lettere, che formavano i professori della scuola secondaria. Se la rivoluzione francese ha eliminato le università, Napoleone ne ha approfittato per fondare nuove istituzioni strettamente collegate al suo dominio. Le Grandes Écoles, infatti, erano al servizio dello stato con la missione di formare professionisti. L'università imperiale dipendeva dal ministero dell'educazione che, in età repubblicana, sarebbe diventato il ministero della pubblica istruzione[1].
Nel 1968 l'università venne riformata. I motivi della riforma furono l'esplosione demografica e la necessità di avvicinare le università francesi al mondo economico e sociale, preparando quindi gli studenti alle diverse opportunità del mondo del lavoro. Secondo Boisson, le conseguenze del '68 sono state disastrose. Le nuove strutture facevano alleanze azzardate: legge e medicina assieme, lettere e legge in una stessa facoltà. Nelle varie città di provincia (esclusa quindi Parigi) le facoltà si dividevano in due, tre, addirittura quattro università separate. La mancanza di visibilità, la confusione a livello nazionale e internazionale, le sterili rivalità tra atenei della stessa zona e il moltiplicarsi delle funzioni portarono a una mancanza di efficienza e di risoluzione dei problemi. Oggi sembra impossibile pensare a fusioni senza diminuire il potere di un preside di facoltà.
Per essere competitiva a livello internazionale e allineare le istituzioni francesi alle grandi università nel mondo è necessario pensare a un'università unitaria, non divisa, com'è attualmente. È essenziale per la Francia trovare il modo anche finanziario di incoraggiare le fusioni delle università, in modo da renderle universali e decentralizzate. Una nuova disposizione normativa dovrebbe riservare il titolo di università alle istituzioni che mettono insieme tutte le maggiori discipline di base per la didattica e la ricerca. Una riunificazione dovrebbe coinvolgere anche le Grandes Écoles, che fino ad oggi non sono state coinvolte in processi di riorganizzazione e fusione. La normativa esistente ha dato più potere ai presidi anche in aree non di loro competenza, come per esempio la scelta degli insegnanti. Si è passati da una centralità dello stato a una centralità interna, con il rischio di creare ulteriori inefficienze, rinforzando la competizione locale.
Marialuisa Viglione (14 maggio 2012)
(Fonte: University World News - 22 aprile 2012, Fragmented higher education needs to pull together to be competitive)
[1] In una pubblicazione del 1968, due accademici belgi definiscono i cinque modelli di università: in quello francese e in quello sovietico la scienza serve il potere. In quello inglese il sapere serve all'individuo, in quello tedesco alla verità, in quello americano al progresso umano.
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