in “The Europa World of Learning 2011”, Routledge 2011
«Ho imparato, non solo nei Balcani, che quando le società devono ripensare a se stesse il luogo dove ricominciare è l’università. Molte delle università che ora sono aperte all’Europa, hanno visto movimenti studenteschi attivi contro il regime autoritario, e hanno potuto imparare il loro ruolo futuro entro i muri della libertà accademica», afferma Pavel Zgaga a conclusione di questo trattato storico sulle università dei paesi balcanici.
Prima di aderire al Processo di Bologna per diventare europee, le università balcaniche hanno vissuto una storia complessa e diversa da una nazione all’altra: dalle università cattoliche a quelle musulmane, espressione del potere dell’impero austroungarico e di quello ottomano, alle università comuniste nell’orbita sovietica, o autarchiche come in Albania.
Zgaga passa in rassegna la storia dei paesi balcanici, uniti geograficamente ma diversi dal punto di vista culturale, politico, religioso ed etnico. Li definisce «l’Europa del sud-est», attraversata dalla catena montuosa dei Balcani, dal Danubio al mar Nero: Albania, Bulgaria, Bosnia Erzegovina, Grecia, Kosovo, Macedonia e Montenegro e poi Moldavia, Croazia, Romania, Serbia, Slovenia e Turchia. L’autore studia il processo storico, le diverse politiche nazionali e il ruolo delle etnie attraverso la lente dell’istruzione superiore: l’università in queste regioni è stata controllata dal regime sotto il comunismo, ma anche voce di dissenso durante la guerra dei Balcani e la guerra del Kosovo, quando fu sede delle contestazioni studentesche.
Le origini dell’università sono cattoliche: le fondarono i gesuiti tra il 1500 e il 1700. La prima risale al 1581 in Transilvania, oggi Cluj, nella Romania occidentale, a cui seguirono nel 1600 l’università nell’attuale Slovenia e in Croazia, a Zagabria. La nascita delle università nazionali si deve all’Impero austroungarico, mentre nella parte centrale dei Balcani sorsero quelle istituite dagli imperatori ottomani.
Tra il 1700 e il 1800 le università di Belgrado, Zagabria e Lubiana rappresentano i più importanti centri intellettuali dell’Europa dell’Est. È in questo periodo che le università si consolidano e sono sempre più espressione dei governi nazionali; nel periodo tra le due guerre mondiali, invece, vi si riflettono le profonde divisioni dell’Europa.
In Grecia nel 1837 sorge l’Università Ottoniana, diventata poi Università di Atene alla caduta dell’Impero ottomano nel 1918. In Bulgaria la prima università nasce a Sofia. Dopo la seconda guerra mondiale, in Romania e Bulgaria l’influenza del regime comunista diventa molto pesante, e vengono prese misure drastiche per eliminare le voci di dissenso.
La Iugoslavia cerca un percorso a se stante, slegata dal blocco sovietico, con un movimento socialista non allineato ed è più proiettata alla cooperazione internazionale.
L’università albanese ha un ruolo diverso. Nel periodo ottomano utilizzare la lingua albanese a scuola era proibito: questo ha fatto sì che l’85% della popolazione fosse analfabeta sino al 1946. Dopo la prima guerra mondiale, l’Albania diventa uno Stato indipendente unificato con un’educazione nazionale, che riflette il potere autarchico. Nel 1957 viene istituita l’Università di Tirana, ma lo sviluppo di un vero sistema universitario si ha solo dopo il 1991.
Marialuisa Viglione