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Nonostante siano aumentati del 160% nel decennio 2003-12 (da 25.246 a 64.704 unità), l'incidenza degli studenti internazionali nelle università italiane sul totale resta bassa (3,6%) rispetto alla media dell'UE 27 (8,6%) e ai numeri registrati nel Regno Unito (21,6%) e in Germania (10,7%).
È quanto emerge dal Seminario internazionale The student route - Studenti internazionali: presenza e impatto, organizzato l'8 giugno nell'Università Ca' Foscari di Venezia dallo European Migration Network (EMN) in collaborazione con il Ministero dell'Interno. Il seminario ha evidenziato come i Paesi caratterizzati da un più vivace dinamismo economico siano anche quelli con un maggior numero di studenti internazionali. Infatti la mobilità estera - che nel nostro Paese conta 1 presenza ogni 22 immatricolati, 1 ogni 26 iscritti e 1 ogni 37 laureati - non ricalca nella stessa misura quella per lavoro e in gran parte prescinde dagli accordi di cooperazione interuniversitaria.
Provenienza
La graduatoria per nazionalità di provenienza vede prevalere soprattutto gli studenti europei e gli asiatici (in espansione gli studenti cinesi). Tale graduatoria include solo in misura ridotta coloro che appartengono alle collettività più rappresentate (fa eccezione l'Albania), ma caratterizzate da una minore propensione allo studio; spesso riguarda aree geografiche dalle quali sono originati flussi di richiedenti asilo politico.
Città preferite
Il Centro Italia catalizza oltre un terzo del totale (soprattutto Roma, Firenze e Pisa oltre alle Università per Stranieri di Perugia e di Siena); nelle altre aree del Paese, al Nord sono preferite nell'ordine Milano, Torino, Bologna, Padova; al Sud, Bari e Napoli. Secondo stime UCSEI (Ufficio Centrale Studenti Esteri), si concentrano a Roma circa 10.000 iscritti nelle università pontificie.
Settori disciplinari prescelti
Economia e Medicina e Chirurgia raccolgono da sole oltre la metà delle preferenze e una notevole richiesta riguarda la laurea in Scienze Infermieristiche, molto ambita anche dagli italiani. L'area letteraria raccoglie invece soltanto un decimo delle opzioni.
Durata degli studi
Oltre un decimo dei visti rilasciati dal Ministero dell'Interno nel 2011 hanno riguardato periodi compresi tra i 3 e i 6 mesi, utilizzati presumibilmente per seguire corsi di lingua italiana o aggiornamenti di breve durata.
Incrociando i dati sui visti e quelli del MIUR, si calcola che il 10,9% degli iscritti abbia conseguito il diploma conclusivo dell'istruzione secondaria superiore in un luogo non specificato, il 31% in Italia (include gli stranieri già presenti per altri motivi nel nostro Paese) e il 58%, pari a 36.886 unità, all'estero. In effetti, sarebbero solo questi ultimi i veri studenti internazionali, nell'accezione del termine, e sarebbero loro a mantenere in vita il sistema d'istruzione superiore (stime della VI Indagine Eurostudent e di quella specifica della Fondazione Leone Moressa) con una contribuzione di 71 milioni di euro per tasse universitarie, 22 milioni circa per acquisto di libri e materiale didattico, 70 milioni per alloggio e spese accessorie, 115 milioni per trasporto, 16 milioni per alimentari e abbigliamento e 30 milioni per il tempo libero. A questo apporto economico si aggiunge quello generato dalla qualificazione di coloro che decidono di restare dopo il conseguimento del titolo, da non sprecare in attività non in linea con il loro profilo educativo.
Luigi Moscarelli (2 luglio 2012)
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