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I laureati italiani sono più occupati ma meno retribuiti dei colleghi europei. Lo evidenzia il Rapporto ISFOL 2012, presentato il 28 giugno 2012 alla Camera dei Deputati, che analizza le dinamiche del mercato del lavoro e dei sistemi di istruzione e di formazione. (Leggi la sintesi)
Skills, occupazione e crescita economica sono elementi talmente interconnessi tra loro, che in alcuni Paesi europei, pur in presenza della crisi, è stata stimolata l'occupazione ad alta intensità di conoscenze, capace di generare un forte valore aggiunto.
Lo scenario italiano si allontana invece da quello europeo: il nostro Paese ha disinvestito nei lavori ad alta qualificazione, per i quali nell'ultimo quinquennio è stata registrata una flessione pari all'1,8% a fronte di una crescita del 13% in Francia e alla sostanziale stabilità in Germania. Con la particolarità, rispetto agli altri paesi dell'Unione europea, che molti lavori qualificati sono svolti solo in parte da coloro che hanno acquisito i livelli formativi più elevati. Le retribuzioni dei lavoratori italiani laureati si attestano mediamente al 36% rispetto al 48,3% dell'analoga media europea. La classe compresa tra 25 e 64 anni appare quella maggiormente penalizzata in termini di basso rendimento del titolo di studio universitario, mentre le persone dai 55 ai 64 anni sono quelle che presentano i guadagni relativamente più elevati.
Rispetto agli altri Paesi più sviluppati, appare una distanza maggiore tra le retribuzioni medie della componente giovane e di quella anziana. L'anzianità lavorativa risulta più premiante del livello di scolarizzazione e in definitiva contribuisce "a disincentivare l'investimento in istruzione dei giovani". L'investimento in istruzione, invece, continua a essere pagante sotto il profilo lavorativo: le difficoltà incontrate nella ricerca di un lavoro sono inversamente proporzionali al titolo di studio conseguito. Nel 2011 il tasso occupazionale dei poco scolarizzati (10,4%) si è attestato su livelli doppi rispetto a quello dei laureati (5,4%) con un vantaggio più sensibile nei territori (ad esempio, nel Mezzogiorno) più svantaggiati.
Rimane ancora piuttosto elevato il gap con l'Europa in merito alla quantità degli occupati in possesso di laurea anche se dal 2007 sono aumentati del 10%, a fronte della media europea del 14% e del 17,8% in Germania. L'incremento dei laureati non viene assorbito ancora in misura sufficiente rispetto all'aumento delle professioni ad elevata specializzazione, prevalentemente composte da occupati muniti di istruzione terziaria. L'ottica della competitività spinge dunque all'adozione di politiche europee a sostegno di una crescita sostenibile e inclusiva: "Europa 2020" ("New Skills and Jobs" e il recente "Employment Package"), la "Skills Strategy" dell'OCSE e in qualche misura le azioni incentivanti contenute nel Decreto Sviluppo italiano. Oltre al titolo di studio, conta il possesso di competenze chiave quali quelle informatiche e di conoscenza della lingua inglese, spendibili in maniera trasversale sul mercato del lavoro.
Maria Luisa Marino (23 luglio 2012)
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